15th Nov, 2014

Sergio Andreatta, 769, Storia di Pionieri

Sergio Andreatta,769,Storia di Pionieri,Tunué Editori, 2014.

Sergio Andreatta, 769 – Storia di Pionieri,

Aurore Ed., 2014.  *

 

Una casa di coloni a Borgo Bainsizza che nell’inverno del 1944 diventa sede del Comando Alleato dopo lo sbarco di Anzio. Parte una colonna di rangers per Cisterna, lungo la ferrovia resteranno in 755, solo 6 ritorneranno indietro. Qualche settimana dopo la casa sarà bombardata da uno storch tedesco… Dentro questo racconto rivivono le idealità dell’epoca, i sacrifici per il riscatto della terra, le lotte per guadagnarsi un posto nella società fino alla dissoluzione della famiglia patriarcale di ‘missier ‘Mbrosio Andreatta e di madona Jia Filippin… 

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INTRODUZIONE  –  RETROCOPERTINA  –  BIOGRAFIA DELL’AUTORE

 

INTRODUZIONE

 “I diss, i diss…”, dicono.

Dicono che essere stati pionieri sia una colpa, una sorta di peccato originale pontino che si irradierebbe su di noi che ne siamo i loro discendenti. Ma che colpa abbiamo noi?

“Ah, sì e chi lo dice? – tu sarai già pronto a chiedermi – Chi la scaglierebbe questa prima pietra?” “Chi è senza peccato, chi è senza un pioniere tra le sue radici!”

Su Face – book  mi ossessionano da un po’ di tempo le analisi di un noto neurologo di Latina. A forza di curare i matti, lui si è convinto che nell’anima dei pionieri albergasse tutta l’arte predatoria che ogni giorno rintraccerebbe nelle indagini interiori su certi suoi personaggi. Casi patologici, naturalmente. Insomma i nostri sarebbero stati una massa di spostati. E in un certo senso…

Ora, i pochi superstiti, vivono ormai da decenni in integrazione senza troppe muscolarità tra chi è venuto dal nord e chi dal sud, chi è venuto prima e chi dopo. Capaci di salutarti per strada con un “voèmose ben!”, come l’ottuagenario Milani, un veneziano che mi abitava vicino. Ma le storie sono, in ogni caso, quelle che sono e ci mettono anche un po’ a combinarsi fra loro. E le storie non raccontate sarebbero, comunque, anche presto perse:

“’na storia no’ racontàda, a xé ’na storia desmentegàda”.

Così questo sarebbe anche il destino della nostra soave lingua veneta, dopo mille anni declassata a dialetto, se da noi non venisse più parlata. Una inesorabile perdita culturale per l’Agro Pontino.  

Questa è l’avventura di una famiglia di coloni di Borgo Bainsizza, “fassistìssimi” come pochi altri all’epoca. Niente di più. Gente che andava “nuda alla meta” come lui stesso aveva raccomandato di andare, dove la meta era semplicemente la sua rivoluzione. Ma dire che sia stato questo il loro peccato? Erano semplicemente quello che le loro idee e i loro tempi gli consentivano di essere e di apparire. E non perdiamoci anche noi negli stereotipi mentre sembriamo già in fuga dalla nostra identità. E poi di pionieri ce ne sono stati di tanti tipi e di diversi caratteri, mai, comunque, comodamente immobili nel loro stato. “Chi sta ben no se mòve!”, mi ripeteva fin da piccolo mio padre. E non sfrottolava, forse perché lui non era mai stato per il quieto vivere. 

Queste pagine sono un frammento di quell’esistenza che, in buona parte, ha toccato anche la mia e quella di Madre Camilla (al secolo Bertilla, mia sorella), comboniana nella Missione di Esmeraldas.                                                                                    

Voèmose ben!

L’Autore

RETROCOPERTINA DEL LIBRO

 

“769” è la storia vera di una famiglia veneta e della sua difficile scommessa per cui nel ’33 migra nella “’Merica in Piscinara” nel tentativo di sovvertire la sua sorte. E’ il racconto di due generazioni dalla partenza da Paderno del Grappa (Treviso), il paese della pedemontana sfregiato dalla Grande Guerra, all’arrivo al Podere 769 di Borgo Bainsizza (Littoria). Un segmento di saga familiare. Ma qui la casa, per un certo periodo nell’inverno del 1944 sede del Comando Alleato dopo lo sbarco di Anzio, sarà attraversata dalle vicende della guerra e bombardata da uno storch tedesco. Dentro questo racconto rivivono le idealità dell’epoca, i sacrifici per il riscatto della terra, le lotte per guadagnarsi un posto nella società fino alla dissoluzione della famiglia patriarcale, simbolizzata dallo scoppio di un furioso incendio, e alla tragica morte del consigliere comunale Giulio Camillo. Nel momento in cui i veneti-pontini sembrano loro stessi in fuga dalla loro identità, l’Autore si spende con cura per la lingua veneta. Le condizioni storiche sono riprodotte con fedeltà. Le situazioni interne familiari sostenute da continue annotazioni psicologiche. Un racconto-documentario molto interessante su quello che è potuto accadere tra le pareti domestiche di tante famiglie di coloni. Sergio Andreatta in contemporanea con questo libro ha scritto “CAMILLA, 50anni di missione”, di oltre 400 ppgg. La biografia, nello stile di un appassionante racconto, con lusinghiera prefazione di P. Giulio Albanese direttore di “Popoli e Missione”, la rivista delle Pontificie Opere Missionarie, sarà la sua prossima pubblicazione. “Quasi all’improvviso dovevo accorgermi – dichiara così l’Autore – che nei cap. V e VI di questo libro avevo dato inconsciamente troppo spazio a un racconto che poteva anche godere di una sua autonoma dignità letteraria”. Questo, appunto, è “769”.

 

 BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Sergio Andreatta, nato a Latina il 3 ottobre del 1947, laureato alla Sapienza in pedagogia ad indirizzo psicologico con tesi su “Vecchiaia e Società”, pagg. 347, 110 e lode e pubblicazione (in condensato su ECONOMIA PONTINA, 1978). Una vita per la scuola, da educatore al CMPP dell’ENAOLI di Mercogliano, poi maestro elementare, psicopedagogista, direttore didattico, direttore di Corsi di specializzazione polivalente e dirigente scolastico in Provincia di Latina. Ha diretto istituzioni scolastiche statali per 33 anni, l’ultima il IV Circolo Didattico di Latina per vent’anni. E’autore di numerosissimi articoli e di  pubblicazioni: EUCALYPTUS, Poesie, prefazione di Stanislao Nievo, Lucania Editrice, Latina, 1980; L’Ultimo dei Lupi, Racconto, E. Angeletti, Sezze, 1989; le Poesie in “I dialetti della Ciociaria attraverso la poesia”, a cura di G. Di Massa, Tecnostampa, Frosinone, 1991; BAMBINI UNA VOLTA, Istruzioni per l’uso di una scuola primaria verso gli anni 2000, Saggio, Il Quarto Editore, Latina, 1998. Nel 2013 ha scritto “L’ARRIVO AL BORGO” (tratto dalla sua:“Una storia, Un racconto”) per il I Volume “Latina, i Borghi”, di Rita Calicchia, Dicta&Scripta. Con “CAMILLA, 50anni di missione”, ancora inedito, si è occupato dell’avventura comboniana (biografia e dintorni) della sorella, contemporaneamente scriveva questo “769”. “RACCONTI ELEMENTARI”, terzo in ordine cronologico, contiene 20 brevi narrazioni per ragazzi tra fantasia e realtà. “DENTRO IL VENTO”, ancora in cantiere, è la sua II silloge poetica. In occasione del 60° della fondazione di Borgo Bainsizza (1993-’94), in omaggio ai pionieri della bonifica pontina, ha promosso e curato direttamente il progetto di abbellimento artistico della Chiesa di S. Francesco d’Assisi ove, nel disegno originario di Oriolo Frezzotti, sono state inserite le pregevoli opere pittoriche e scultoree di Valentin Timofte.

* La Copertina è provvisoria. Il libro è attualmente in stampa.

L’ANTEPRIMA di Presentazione avverrà, nell’ambito dei festeggiamenti per il Natale di Latina, domenica 21.12.2014, ore 18, al Circolo Cittadino in Piazza del Popolo. Un noto giornalista intervisterà l’Autore.

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