14th Feb, 2007

Davanti al “Castello degli Obròfari” di Ariccia la Mostra “L’Arte nel Costume”

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L’occasione per una visita al “Castello degli Obròfari” tra linee architettoniche e luci, tra realtà e fiction di “Orgoglio” di RAI1 è offerta dalla interessante mostra “L’Arte nel Costume” aperta, alla presenza del “nastro d’argento 2006” Francesco Crivellini, da Mario Carlini, vicepresidente dell’Accademia di costume e di Moda e studioso di costume”Quel che chiamiamo fiction è come una tela di ragno, attaccata forse lievissimamente, ma pur sempre attaccata alla vita per tutti i suoi quattro angoli” scrive Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sè”.
Non tutti sanno, così, che il “Castello degli Obròfari” al cui interno si intrecciano le vicende televisive di “Orgoglio”, la saga familiare di RAI1 dagli alti indici di ascolto ambientata agli inizi del novecento, altri non è che il famoso Palazzo Chigi di Ariccia.
Da questa fiction televisiva è venuto a molti lo spunto di rivisitarlo con un occhio e un interesse diverso dal passato.
L’occasione può essere offerta anche, in questi giorni, dalla interessante mostra “L’Arte nel Costume, costumi teatrali tra realtà e immaginazione”, patrocinata dal Comune, in cui espongono installazioni di costumi e bozzetti le tre creative emergenti: Giorgia Eloisa Andreatta, Silvia Fantini e Annamaria Fischetti.

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La mostra, aperta sabato scorso dal docente di costume dell’Accademia prof. Mario Carlini che si accinge a collaborare alle “Rose del deserto” l’ultimo film che Mario Monicelli girerà a partire da maggio in Libia e alla presenza del costumista “nastro d’argento ” 2006 per “La seconda notte di nozze” di Pupi Avati, Francesco Crivellini, si tiene nei suggestivi locali dell’antica “Locanda Martorelli” che si trova al numero 4 di Piazza Corte, proprio di fronte al Palazzo.

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In questa Locanda, quando, tra fine settecento e inizi ottocento, andava di moda fare il “Grand Tour” tra gli artisti, sono passati, pittori, archeologi e letterati, che da Germania, Francia e Inghilterra scendevano per visitare l’Italia, come in un rito culturale dal quale non ci si poteva sottrarre se non sminuendosene come personalità.
E sono passati per questa Locanda i cui muri sono stati decorati da Taddeo Kuntze nel XVIII secolo ispirandosi al mito di Diana nemorense o, forse, volendo passare per Ariccia anche per altro (Casanova), quasi tutti i più grandi artisti dell’epoca, come W.Turner, T.Kuntze, Corot, F.Muller, H.Ibsen, A.Richter, C.Andersen, P.Cornelius, H.J.Hammer, O.Vernet, H.Longellow, M.D’Azeglio…, e e in seguito studiosi del livello di James G.Frazer autore de “Il Ramo d’oro”, studio sulla magia e la religione…
Con un unico colpo d’occhio dalle finestre centrali della Locanda al primo piano riesco ad abbracciare una scenografia unica per classicità, Palazzo Chigi è sulla destra, la Chiesa di S.Maria sulla sinistra.
Questo grandioso effetto scenografico, fatto di linee e curve, di pieni e vuoti, di luci e ombre è opera, nientemeno, che del Bernini che ha anche adornato la piazza di due belle fontane a calice.
La quinta di destra è chiusa da Palazzo Chigi, già Savelli, dalle forme semplici e massicce, rinnovato e ampliato dallo stesso Bernini al tempo di papa Alessandro VII e, quindi, sistemato nell’attuale aspetto da Agostino Chigi nel 1740.
Il Palazzo-fortezza è dotato di quattro torri quadrate agli angoli e di un bel portale a colonne che sostengono un alto balcone.
Entrando dal portone, la visita è concessa in giorni e ore prestabiliti, sia ha la sensazione per scale e androni maestosi di un viaggio a ritroso nei secoli. Cuoi in rilievo o damaschi alle pareti, grandi camini di marmo o in pietra serena come nella stanza di “Mario de’ fiori”, il pittore che su fondo nero dipingeva solo fiori e frutta lasciando ad un altro (Maratta) la figurazione delle persone.
In una sala, tra l’altro, si trova la collezione dei ritratti delle numerose “Belle de’ Roma”, le prede della caccia amorosa del cardinal nipote del papa.
In un’altra la farmacia conservata intatta con i suoi strumenti e gli ingredienti per la medicina.
Alle pareti i piccoli ritratti di tutte le persone del casato nei vari incroci dei Chigi (Chisius) dal 1400 in poi. L’ultimo principe, che non aveva eredi, una quindicina di anni fa ha preferito cedere il Palazzo al Comune di Ariccia per la somma di otto miliardi, poco più che simbolica per il grande valore storico, architettonico e artistico della costruzione.
Nel cortile, di fronte, è la fontana barocca con la balaustra che dà sul parco, interessante per le piante secolari e per l’allevamento dei daini.
Negli storici ambienti interni, saloni e camere, si è svolta una parte della storia di Roma del sei-settecento (da Alessandro VII e per i tre papati successivi) ed anche la parte più significativa della saga televisiva, ormai alla terza edizione, al cui successo hanno concorso certamente, oltre la sceneggiatura e la bravura degli interpreti, la location e la ricerca sui costumi.
Ecco, allora, perché Ariccia si presta particolarmente alla Mostra delle tre costumiste collegate con l’Accademia di Costume e Moda di Roma, che in quattro sale, davvero nobilissima quella centrale ben decorata, espongono i loro progetti e le loro realizzazioni relative a “La Storia di un soldato” di Ramuz e I.Strawinskij e de L’Avaro di Moliere.
Ma non tutti i costumi sono stati esposti perché ci sarebbero voluti locali ancora più ampi.
La mostra è corredata di pannelli illustrativi, di materiali esplicativi dei progetti e di brochures per i visitatori.
Continuando la vista dal balcone della mostra sono colpito a sinistra dalla Chiesa rotonda di S.Maria dell’Assunzione, anche questa opera del Bernini (1664).
Questa piazza, già “corte” del Palazzo, è stata in parte dissacrata nel suo berniniano “ésprit de geometrie e de finesse” ai tempi di Pio IX (1853) quando con la costruzione del viadotto e l’apertura di Porta Roma venne irrimediabilmente tagliata dal traffico.
Nella particolare rotondità delle sue forme, o forse per una filologia dell’estetica, mi viene spontaneo associare l’immagine della chiesa a quella di una donna in attesa di maternità.
L’entrata è preceduta da un pronao a tre arcate e sormontata da un’ampia e bassa cupola senza tamburo.
A sinistra dell’altare la sceneggiatura di “Orgoglio” ha collocato la tomba segreta di Anna, la protagonista dell’avvincente storia d’amore con Pietro Pironi.
Due portici simili a propilei fiancheggiano fin dietro, all’esterno, quasi abbracciandola, la chiesa alle cui spalle svettano due bassi campanili con cupolino a cipolla.
La scenografia, quasi irreale, è da cinema di alto livello anche per l’aria e la luce del tramonto che le scende dietro.
Non a caso molti registi hanno scelto questi scenari per girare i loro films e tra essi il grande Lucchino Visconti per “Il Gattopardo”.
Altri film sono stati girati in questi interni da “L’Avaro” a “Pasquino”, ad altri ancora.
Poi, quando verso le 18, la sera è ormai scesa si diffonde per la piazza una palpabile aria fresca di fiaba elusiva, aumentata nei suoi effetti estetici e nei sentimenti da un sapiente collocazione delle luci d’illuminazione.
E anche questo attento studio per le luci che dà anima allo spazio della notte è, sicuramente, arte!…Dopo nove giorni di apertura e tantissime visite sia da parte di scolaresche che di curiosi e turisti, di persone esperte del settore, di registi e di attori, la Mostra chiude i battenti nella meritata soddisfazione delle tre giovani costumiste, anche oggetto delle attenzioni di stampa e di TV.

* I costumi in fotografia sono per L’Avaro di Molière interpretato dalla compagnia I nuovi Istrioni diretta da Paolo Ferrarelli.

 “COSTUME & FASHION DESIGN”

  Studio-Atelier di Giorgia Eloisa Andreatta

  Per progetti stilistici

(anche copertine e illustrazione di libri, manifesti): 

 eloisa77@libero.it

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