30th Set, 2006

Con L’Infinito Viaggiare a Claudio Magris va il Premio internazionale di Narrativa

Montaggio di immagini e parole colte dal finestrino di un treno, o attraversando a piedi una strada quando Magris scorge “un gesto o un’espressione su un viso” o ha sentito un grido….

Molti oggi si cimentano nella scrittura, pur con diversi esiti, o tentano di farlo.
In questa attualità sembrerebbe acquistare più potente significato quanto scritto da Abelardo nelle “Lettere a Eloisa”: “Bisogna prendere speciali precauzioni contro la malattia dello scrivere perché è un male pericoloso e contagioso”.
E lo diventa, soprattutto, in ragione del pochissimo che si legge in Italia.
Leggono poco gli italiani; poco gli studenti; gli stessi universitari inseguitori del fil rouge del loro programma di studi, dal quale difficilmente si allontanano, leggono poco; gli stessi manager, pubblici e privati che siano, hanno l’abitudine di leggere pochissimo, come ci ha informato il sondaggio più recente sulla lettura, sì e no un libro l’anno, tanto che non si capisce come siano potuti arrivare, con questa lacuna, al posto che occupano. “Leggere non è necessario!” ci verrebbe da dire. E se non lo è per loro, figurarsi quanto possa esserlo per gli altri!
E gli insegnanti, anche i miei cento di Latina, che pure insegnano a leggere, quanto leggono? Cosa leggono?… Che spazio trova nei loro interessi culturali la letteratura, la narrativa, la poesia, la saggistica?
Il tema, anche se molto interessante, sarebbe lungo da dibattere…
A Picinisco viene a riproporsi ogni anno di questi tempi, quest’anno la IV Edizione il 30 settembre, il “Premio Europeo di Narrativa “Giustino Ferri – D.H.Lawrence”
Il premiato dalla Giuria, presieduta da Giorgio Bàrberi Squarotti e composta da Elio Gioanola, Giovanni Ioli e Gerardo Vacana, è Claudio Magris con il libro “L’infinito Viaggiare.
E Picinisco nel Versante laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo (P.N.A.L.M.) si candida come luogo ideale di scritture, anche poetiche. Sono stati diversi nel passato e molti sono anche nel presente gli scrittori che fanno puntate nel paesino medioevale, gioiello di smeraldo del Parco. Alcuni di loro hanno anche casa qui intorno, magari per le vacanze.
Giustino Ferri è lo scrittore locale più noto, già presidente dell’Associazione Nazionale della Stampa, successore di Pirandello nella cattedra universitaria, autore tra l’altro del romanzo, di notorietà all’epoca, “La Camminante”, mentre di D.H.Lawrence si sa tutto, meno che abbia soggiornato per un certo periodo a Picinisco.
La casa di Orazio Cervi, in località Serre, che lo ospitò con la moglie Frieda nel 1919, oggetto di un buon restauro conservativo è diventata oggi un museo e un agriturismo condotto dalla Famiglia Pacitti.
Del fatto se ne era quasi persa traccia finchè verso gli anni ’70, nell’ambito della ricerca per la sua tesi di laurea in lingue e letterature straniere, la prof.Rosamaria Pirri non ne riscoprì la pista andando a colmare una dimenticanza e a rinforzare quella che nel frattempo si era trasformata in poco più di una labile diceria di paese basata su nessuna documentazione.
Ancora oggi chi approda a “Casa Lawrence” non può non rimanere suggestionato dal paessaggio.
E in quel contesto naturale, selvaggio di tardo autunno avanzato, D.H.Lawrence riprese a scrivere gli ultimi capitoli, fino a finirlo, di “The lost girl / La ragazza perduta”(Mondadori ed.).
Un romanzo dove Picinisco si riconosce e che, con le sue pagine appassionate d’amore e di un lirismo ambientale antelitteram, ha conosciuto una notevole nuova notorietà negli ultimi anni.
Ecco, quindi, la giustificazione culturale di un Premio Europeo di Narrativa che, con l’appuntamento di quest’anno, vuole sottolineare la ricca opera di Carlo Magris (in foto di Sergio Andreatta).
“L’infinito viaggiare” è certo una metafora del viaggio come “capacità di possedere la propria vita essendo capaci di goderne con pienezza ogni istante”. La “letteratura, dice Magris in una relazione prima di ricevere questo premio, è come una piccola arca di Noè, dove si raccolgono le cose e si ferma il tempo”. In questa sua “guerra illustre contro il tempo alla ricerca di continuità per il presente” Magris ritorna in Valle di Comino dopo ventisette anni e tanti libri di successo pubblicati.
“L’infinito viaggiare” è alla ricerca della propria identità perché è solo il viaggio che fa scoprire a chi si muove la sua personalità, la sua autenticità, la sua fragilità. Il viaggio ci rivela a noi stessi nel contesto delle situazioni nuove che poi ci scivolano dietro. E viaggiamo dentro tante dimensioni, a volte dentro frontiere culturali invisibili.
Il viaggio diventa “persuasione” come ha scritto qualcuno parlando del prof. Magris che ha viaggiato molto per più di vent’anni.
Claudio Magris, triestino, germanista e critico, nato a Trieste nel 1939 è un finissimo letterato mitteleuropeo contemporaneo, uno saggista capace come pochi di scandagliare le ragioni motrici che si nascondono in ogni libro. Di lui si leggono con partecipazione, a volte anche emotiva, i contributi che pubblica periodicamente su Il Corriere della Sera.
Il libro, premiato oggi, è una raccolta di pagine di viaggio, un montaggio di immagini e parole colte dal finestrino di un treno, o attraversando a piedi una strada.
Viaggiare per Magris sembra che abbia a che fare con la morte, viaggiare come scrivre, è un duello per rimandare il più possibile l’arrivo definitivo.
Ma viaggiare appartiene agli artisti, tipico di ogni tempo, letterati, pittori, musicisti o altro che fossero.
E in epoca di romanticismo non lo si appariva artisti se non ci si incamminava nella moda de “Le grand tour” per l’Italia e per la Grecia.
In epoche successive, con la dilatazione dei confini, le necessità del viaggiare per gli artisti non sono mai tramontate, semplicemente sono cambiati gli itinerari, forse le mode e la percezione.
Il viaggio di Magris è persuasione, nel senso conferito a questa parola da Carlo Michelstaedter: il possesso presente della propria vita, la capacità del “carpe diem” e di vivere ogni attimo, senza annientarlo nei progetti e nei programmi futuri. L’autore de “L’infinito viaggiare” si sposta così, pronto a narrarne il fluire, negli immensi paesaggi del Danubio o nei periferici Microcosmi.
Oggi qui nel periferico microsmo di Picinisco che lo attrae e lo affascina, come mi confessa, per l’alta visione solare del suo paesaggio quale si ammira dalla piazzetta Ernesto Capocci (altro scienziato e romanziere piciniscano della seconda metà dell’Ottocento).
E la pagina dello scrittore triestino si contrappunta di digressioni, soste, deviazioni improvvise.
In questo libro c’è il suo giro per il mondo dal 1981 al 2004. Peregrinazioni sulla strada di Don Chisciotte, da Tielmes alle porte di Madrid, alla Biblioteca Nacional, al quartiere del “mentitoio”, con le case dei grandi poeti. Ma l’autore non si ferma, è a Barcellona (è qui presente oggi a Picinisco il poeta Carlos Valente), alle Canarie…
Poi si sposta a Londra e da lì va alle isole Scilly, nell’Oceano Atlantico.
Molti capitoli sono dedicati ai viaggi in Germania: a Berlino, dove Magris discute con il nobel Gunter Grass, di cui tanto si è parlato in queste settimane per la sua confessata giovanile appartenenza alle Waffen SS. E Grass sembra continuar a sognare una “repubblica dei dotti” capace di esprimere con la lotta i “valori della pace”. “La lotta per la nazione culturale tedesca sarebbe così una lotta per l’umanità, perchè, risvegliando delle forze contro la volontà di potenza dei grandi Stati, ne frenerebbe il meccanismo aggressivo” (C.M.pag.47). Altri viaggi per vedere le mostre sulla Prussia di Bismarck, o andare sotto al Muro, quando ancora c’era prima dell’89.
Ad Hannover Magris visita la tomba di Lotte, protagonista dei Dolori del giovane Werther; arriva a Friburgo e nei boschi deteriorati della Selva Nera; va nei castelli della Baviera del principe Ludwig dall’infelice storia d’amore, e a Dresda nel ’94. Tante sono le puntate a Vienna con i compagni di viaggio; a Zagabria, in Istria, a Monfalcone.
Ma lo scenario più frequente, oltre che più caro, è quello della Mitteleuropa. A Bratislava scrive di una città incerta sulla sua identità, a Praga nota l’invasione di McDonald’s e spaghetterie, poi la Polonia risvegliata e in crescita.
A Leningrado Magris va nella casa di Dostoevskij, sul pianerottolo di Raskol’nikov; e a Mosca, in tutt’altra atmosfera, si trova nella casa-museo di Gor’kij.
Molte sono le pagine che descrivono la Finlandia e la Scandinavia, dal porto dell’antica capitale Bergen in ferry-boat sino a Flam, per vedere un fiordo o per riflettere in una chiesetta norvegese del Nord.
Sulle vie un tempo rarefatte di quello che è diventato, negli ultimi anni, uno dei più battuti percorsi di moda, raccomandati dalle agenzie, dei viaggi di nozze.
Il libro si chiude coi viaggi più recenti, nel 2003 e 2004, in Iran, Cina, Vietnam e Australia.
Ma non sono tanto le descrizioni, anche suggestive ma non nuove e già esplorate da tanti altri scrittori, come ad esempio il mio amico Stanislao Nievo, che interessano. Quello che rimane aperto è il dilemma, già espresso dall’autore in “Itaca”, se il viaggio sia un ritorno, come per Novalis, verso casa, da Ulisse moderno (Joyce). Oppure se nel viaggio non si intraveda un percorso rettilineo, nietzscheano, dove il Sé si disgrega procedendo verso un indefinito infinito, un nulla che dissolve, come in Musil, certezze e identità.
Per alcuni è questo un libro bellissimo e profondo, pieno di spunti da rimeditare.
In un viaggio vissuto in tal modo i luoghi sembrano diventare insieme “tappe e dimore del cammino della vita”.
Anche se non è certo che questo viaggiare insegni la via del ritorno o no.
Insegna, forse, ad “abitare più liberamente, più poeticamente la propria casa”.
Viaggio da sempre come ricerca e come rinnovamento.
L’antistaticità del pensiero, dello spirito, della cultura, dell’essere, dell’apparire, dell’esistere.
Così per molti.
” Altre cose, altri valori e sentimenti si trovano, s’incontrano, si raccattano per via.”
Mentre il viaggio come fuga dalla propria realtà quotidiana sembra “immorale” per lo scrittore triestino.
Perché “L’avventura più rischiosa, difficile e seducente si svolge a casa; è là che si gioca la vita…
Viaggiare insegna lo spaesamento, a sentirsi sempre stranieri nella vita, anche a casa propria, ma essere stranieri fra stranieri è forse l’unico modo di essere veramente fratelli. Per questo la meta del viaggio sono gli uomini…”.
“La lettura deve essere un piacere, ma questo scrittore la rende una fatica” mi confida, invece, una che ha appena terminato il libro.
Il libro espone tutte le filosofie che stanno dietro al viaggiare, le sensazioni, i sogni, le paure: ecco, forse, perchè questo libro, può sembrare un pò prolisso e ripetitivo.
Anche a qualche altro il libro è potuto apparire un pò pesante tanto da ammettere di non riuscire a leggerlo fino alla fine.
La saggistica di riflessione è il genere letterario che io preferisco, mentre mi sono indigesti certi frivoli romanzi, compresi quelli di gusto neogotico ora tanto alla moda.
Le critiche della precedente lettrice, non abituata, o educata, alla diversa lettura dei saggi, si potrebbero, quindi, applicare ad ogni saggio per certi versi, alla sua struttura, al suo stile.
Anche “Viaggio in Italia” di Goethe, cui pare ispirarsi, non è un romanzetto.
E non lo è neanche l’analogo bel libro di Goffredo Parise (Viaggio in Italia, ed.Mondadori) che pure in alcune pagine descrive, commuovendomi, l’imponente statura morale e la tempra fisica di mons.Erminio Filippin, un mio parente fondatore dei grandi omonimi Istituti sulle terre paterne di Paderno del Grappa. Quindi anche i saggi possono parlare ai sentimenti, commuovere…
Trieste, con la sua storia di incroci di civiltà, non è una città qualsiasi, è il nucleo fondamentale da cui ha origine buona parte dell’eccezionalità dell’uomo Magris. Città multiculturale, mitteleuropea, contraddittoria, densa di stimoli e crocevia di molte delle più importanti esperienze artistiche del Novecento da Joice a Svevo, ad altri..
Claudio Magris, si sa, scrive spesso seduto ad un tavolino dello storico “Antico Caffè San Marco”, diventato leggendario per la sua presenza.
La piccola Picinisco, tentacolare microcosmo, per molti più artisti di cui non si sappia, vuole anche lei oggi, con questo importante “Premio europeo di Narrativa 2006” voluto dal sindaco ing.Giancarlo Ferrera e organizzato dal Centro Studi Letterari “Val di Comino” presieduto dal poeta Gerardo Vacana di Gallinaro, riconoscere i significativi meriti di questo grande e fecondo autore contemporaneo.
Tra il colto pubblico è presente una schiera di intellettuali e poeti europei tra i quali, io poeta, mi confondo accompagnandoli, poi, nei recital degli Incontri Internazionali di Poesia (XIV edizione), pomeridiano a Casa Lawrence e serale al Complesso di San Nicola di Alvito.
Questo è l’anno della poesia austriaca contemporanea e sono presenti per questo cinque esponenti accompagnati dal dott.Andreas Schmidinger, direttore del Forum Austriaco di Cultura che da ben centoventicinque anni ha sede in Via Bruno Buozzi a Roma.
Sergio Andreatta

 

Carlo Magris, L’infinito Viaggiare, Mondadori 2005 pag.243 (€ 17,00).

 

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