12th Set, 2011

Per chi suona la campanella?

decano dei dirigenti scolasticiDa poche ore è suonata la campanella del nuovo anno scolastico. I genitori continuano a coltivare tante attese, le stesse di quando la scuola era migliore, in realtà siamo stati proiettati in uno scenario di nuove complessità e di profondi cambiamenti. Con le modifiche introdotte dall’articolo 19, c.4, della L. n.111/2011 ci si indirizza verso un nuovo assetto del sistema scolastico, verso una radicale modifica del Piano regionale di dimensionamento già esistente (deliberazione n. 5654 della Regione Lazio del 30.11.1999) con l’istituzione generalizzata, secondo l’Atto di indirizzo appena emanato dalla Regione (DGR Lazio n. 377 del 02/09/2011), dei Nuovi Istituti Comprensivi per gli studenti under 14.

 

di Sergio Andreatta *

sergio.andreatta@andreatta.it

 

E’ iniziato un nuovo anno scolastico, il 2011/’12, per tanti foriero di chissà quali aspettative. Ormai l’abbiamo capito non esiste più da un pezzo in questo Paese che si chiama Italia la “scuola ideale”, quella che ognuno si prefigura nella mente per volerla ma che in realtà non esiste. Troppi e veloci cambiamenti governativi dettati da misure economiche e nient’altro, quasi fosse la scuola il luogo degli sprechi, il luogo deputato alle economie, individuato dai ministri a fare cassa. Se c’è da razionalizzare anche qui, da ottimizzare nessuna preclusione lo si faccia ma permetteteci di non condividere molto di quanto è stato fatto in questi mesi quasi per spirito di punizione verso la scuola pubblica (statale). Si assiste al più preoccupante depauperamento delle risorse mai registrato prima nel mondo della scuola, un depauperamento finanziario nell’impostazione degli organici dei docenti e degli ATA, una depauperamento delle risorse economiche trasferite alle istituzioni, un profondo depauperamento (cosa che maggiormente mi preoccupa) culturale causato in parte dallo scadimento delle Università. Stranamente la destra conservatrice al governo è andata ad intaccare le tradizioni scolastiche come mai era successo prima e senza avere un modello innovativo valido da porre in alternativa. Si è scassata una solida tradizione senza inserire e coniugare il nuovo che avanza. Si è parlato miticamente di nuove tecnologie, di informatica, di inglese come pratica diffusa, di imprenditoria: le famose tre I del ministro alla Pubblica Istruzione  Moratti. In realtà le dotazione tecnologiche delle scuole (PC e altro) sono scarse e per lo più obsolete. Entrate nella mia è troverete anche un impianto di amplificazione mal funzionante (con l’impossibilità economica ad acquistarne uno nuovo) che precarizza, se non pregiudica, la buona comunicazione con gli utenti. E lenta la diffusione delle LIM, ma siamo in attesa che intervenga, per dare uno scatto al’innovazione, il contributo promesso alle scuole dalla Fondazione Roma. La L2, la lingua inglese è ormai diffusa ma questo grazie alla L. n. 148 del 1990 (la riforma della scuola elementare per moduli e ambiti disciplinari) che ha garantito 15 anni di sperimentazioni e buone pratiche con 3 ore d’inglese fin dalla prima elementare. Ora l’inglese si è ridotto ad un’ora in I, due in II, tre solo a partire dalla III. Gli insegnanti (gli “specialisti”, soprattutto, non certamente gli ultimi “specializzati” forniti di attestato a seguito della frequenza di poche miserevoli ore) in alcuni casi la insegnano con metodi all’avanguardia ma non esistono laboratori linguistici e/o informatici dove esercitarsi dove migliorare linguaggio e comprensione attraverso la conversazione, dove incrementare fondamentalmente le competenze in questa lingua veicolare. Alcune scuole come la mia arricchiscono il loro POF con altri Progetti e  metodi (Trinity, Cambridge, Shenker,…) In quanto all’imprenditoria, in crisi quella industriale, ci sarebbe da chiederlo ai colleghi dirigenti delle Superiori quanto essa abbia veramente contribuito a migliorare il quadro complessivo degli apprendimenti significativi in questi ultimi anni. Ma non mi pare. Lì i Programmi continuano ad essere poco interessanti per il target, spesso con scarsa interrelazione tra le varie discipline venendo a mancare una visione complessiva del sapere, dei vari aspetti storico-artistico-letterario-filosofico-scientifico. E non ho volutamente citato l’aspetto “geografico” perché ormai la geografia manco più cenerentola la si può considerare. Eppure è così orientante, interessante e, perfino, motivante. Ma forse con questa assenza si è voluto assolvere e giustificare la crassa e biasimevole ignoranza di tanti giornalisti dei TG-RAI. Lo studio della Costituzione, per la formazione della cittadinanza e lo sviluppo della democrazia, deve diventare – e qui c’è un nuovo conclamato teorico interesse – il perno del corso di studi, così la storia dell’integrazione europea, non soltanto per capire meglio l’impegno dei Padri fondatori, ma per considerare e vivere nella realtà viva dell’Europa in cui, volenti o nolenti, ormai da decenni cresciamo e operiamo sentendoci, comunque, a tutti gli effetti parte attiva della Comunità. Da poche ore è suonata la campanella. I genitori continuano giustamente a coltivare tante attese, le stesse di quando la scuola era migliore; continuano oggi a sperare, non gli resta altro. Vediamo di non deluderli seppure, dall’interno, noi sappiamo che molte cose sono state stravolte. Si è proceduto col macete a tagliare a destra e a manca ma i bidelli (collaboratori scolastici, pardon) non sono neanche loro superflui. Provate voi a gestire 7 scuole (di cui 4 dell’Infanzia a tempo pieno con 40 ore di funzionamento settimanale) con 8 bidelli. 40 ore di funzionamento ma 36 di Contratto (CCNL) individuale e, dopo tutto, devono anche provvedere al ripristino igienico degli ambienti. Ma non facciamoci travolgere dalle evidenti negatività del nostro sistema-scuola, è un momento difficile per tutto il Paese e non possiamo fermarci alla sola “pars destruens” dobbiamo attivare la “construens” con quelle energie professionali buone che in ogn’uno di noi si celano. Non guardiamo ai governanti, guardiamo negli occhi dei nostri ragazzi, anche se qualcuno tra loro è già pronto a tradire la nostra difficile scommessa. © – Sergio Andreatta*, Riproduzione riservata.

* Psicopedagogista già docente, decano dei dirigenti scolastici del MIUR, autore di saggi e numerosi articoli, giornalista free-lance.

L’articolo 19, c.4, della L. n.111/2011 e l’Atto di indirizzo appena emanato dalla Regione Lazio (DGR n. 377 del 02/09/2011), con le sue Linee Guida, assegnano nuovi obiettivi per l’a.s. 2012/’13  da raggiungere con una nuova organizzazione scolastica. Indicano i criteri da seguire ai fini dell’impianto di un servizio pubblico “verticalizzato”, il migliore sostenibile, con l’istituzione di Nuovi I.C. Tali Istituti comprensivi (o finanche “omnicomprensivi” se comprendono le scuole superiori sotto un’unica governance) con previsione di stabilità quinquennale sono concepiti per un’utenza (target) di più di 1.000 iscritti/frequentanti (soglia minima di 1.000, massima non precisata, forse fino a 1.999).

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