27th Set, 2012

Alto Molise, un viaggio quasi metafisico

Da Sessano a Frosolone.

Visit Molise di Sergio Andreatta. 

 

 

Nel procedere verso la nostra meta spirituale continuiamo a salire su, per una strada provinciale non proprio comoda, verso il Colle dell’Orso. La nostra auto taglia lentamente la foresta di carpini, in un suo passaggio tanto densamente tappezzata di ciclamini, all’improvviso irradiati dal sole filtrante tra gli alti fusti grigi, da sorprendere chiunque. Qualche centinaio di metri dopo il crinale passiamo tra una radente rupe perpendicolare a sinistra e una

piccola concavità circolare dai bei riflessi verdi intensi in cui si abbevera un cervo solitario e, sulla sponda opposta, il numeroso bestiame allo stato brado. Continuiamo a scendere lentamente quasi planando come le poiane fameliche che oggi  affettano il cielo con le loro traiettorie finché non ci si para davanti improvvisa una piccola e tormentata catena rocciosa, graffiata dagli amanti del free-climbing. Ora l’attenzione, anche del più frettoloso degli automobilisti di passaggio, è catturata dalla singolare sagoma della Morgia Quadra, un

maestoso cubo la cui regolarità, nel suo perfetto ésprit de geometrie, ci pone insolute domande. Il paesaggio ha perso già da un pò gli alberi della faggeta e guadagnato prati disseminati di pietre e incorniciati in alto sulla sinistra dalle imponenti e curiose sculture di roccia delle morge, o pietre parlanti che hanno pure dato luogo ad un originale museo, su cui si avventurano decine di arrampicatori del fine-settimana e sull’argine destro dalle pale rotanti nel silenzio, proclamato dalla loro lontananza, di una grande centrale eolica. Asprezze naturali e modernità artificiali di questo paesaggio molisano del 2012. Una spazialità in fuga, con le sue dissolvenze metafisiche, ci spinge lo

sguardo in avanti sulle decadenze di Frosolone e Campobasso e sulla cintura di cobalto del lontano Adriatico. Fascini antichi dell’ Alto Sannio che ci conquistano prima ancora di fermarci al Romitorio di S. Egidio dove, ancora una volta fra le tante in questi ultimi anni, oggi siamo diretti. Ecco l’eremita francescano accoglierci con un sorriso che fora il cliché del suo lungo barbone bianco. Sulle corde di quella barba ieratica ho l’impressione, da che è arrivato quassù sul M. Gonfalone, si siano aggrappati tanti naufraghi sfuggiti alle più terribili procelle dell’esistenza. Il suo sguardo è misericordioso, la parola soccorrente e mai fuori posto, sarà per questo che è diventato presto l’amico

Eremo di Sant'Egidio - Frosolone

dei pastori e dei contadini e il consigliere spirituale dei tanti che vengono a cercarlo da fuori. Ha il cuore leggero e la saggezza del sorriso Padre Luciano Proietti che abita questa struttura dall’8 settembre 1999 e ci fa entrare nel silenzio, ben custodito, del suo deserto. Più incantevole del solito l’aria di questo tardo mattino. Non ci sono pellegrini nei paraggi, oltre noi due, né viandanti occasionali né turisti solo curiosi, come capita più frequentemente nei mesi estivi di luglio e di agosto, quando alle radici ritornano numerosi anche gli emigranti. Dopo le prime piogge di fine estate i prati hanno ripreso il loro smalto verdeggiante e i fiori campestri, per lo più gialli e viola, son tornati a rifiorire puntualmente e a splendere per la festa del “somigliantissimo“ S. Egidio Abate o “della cerva” che si celebra ogni primo di settembre. Qua e là piccole isolette di ciclamini occhieggiano spontanee. © Sergio Andreatta – Riproduzione riservata.

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