16th Set, 2008

Writing, un’emergenza nella città

Latina. La dirigente scolastica della S.M.S. “Alessandro Volta” di Via Botticelli 33 deve sentirsi ormai un don Chisciotte contro i mulini a vento. Non riesce ad escogitare più misure efficaci, per averla vinta. Ne ha fatto una battaglia etica, personale da quattro-cinque anni a questa parte, ma inutilmente. Le scritte ricompaiono sempre, uguali o diverse, puntualmente sui muri esterni di recinzione fino a estendersi a quelli interni della palestra e delle aule, più reclamizzanti, più insultanti che mai. E si può leggere di tutto, dalla dichiarazione d’amore mocciesca alla presa di posizione ideologica banalizzata, al lancio di una qualsiasi idea di consumo. Stereotipie giovanili da writer, manifestazioni di creatività, si dice con un evidente spirito di tolleranza e di giustificazione. In Viale G.Mazzini l’I.T.C. “Vittorio Veneto”, la prima scuola superiore di Littoria-Latina, per la selva dei messaggi è addirittura inguardabile senza provare un senso di ripulsa. Va un pò meglio nel frontale liceo classico “Dante Alighieri”, protetto in parte da una robusta recinzione esterna. Tutte le scuole di Latina sono, però, chi più chi meno, degradate da questa invadente e iconoclastica messaggistica giovanile. “Ma i giovani c’è l’hanno, proprio, con tutto e con tutti?” verrebbe da chiedersi. Qual è l’imperversante male oscuro che indemonia i nostri giovani pontini? Solo protesta giovanile? I messaggi appaiono dirigersi con rabbia contro le caste, contro gli amministratori cittadini, contro i politici nazionali, contro i professori (e questo non è una novità nella catena tra le generazioni), contro tizio, caio e sempronio. Mai, però, sembrerebbe di leggere contro i loro propri genitori che, per la loro alternanza di iperprotettività e lassismo, sarebbero da ritenere i primi colpevoli provati di una mancata educazione familiare sulla falsariga di una dignità… perduta.

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E questa mattina mi sono sentito touchè anch’io:  sui muri esterni di una mia scuola primaria, la ”G.Mazzini” di Borgo San Michele (ma i miei piccoli alunni ne sono scientificamente estranei), sono comparse scritte bruttissime perchè di induzione all’uso e allo spaccio di droga, tipo “se è legale non fa male“, “siamo solo noi“, “sesso, droga & rock and roll“, “rum-rom“, ecc…, con figure di satanelli che fumano, di foglie  verdi seghettate a sette punte che sembrano dire:”Siamo anche qua nel Borgo, come dovunque, facili da coltivare, più facili da consumare“. Scritte di più notti di mezza estate trascorse da un gruppo di giovani locali tra scambiate aspirazioni di spinelli e annusate di coca. Quelle scritte a carattere cubitale, mortifere sono una provocazione, un’antagonistica insegna per un edificio scolastico, specie se di scuola primaria. E devono esser state lì durante tutta l’estate. Possibile che nessuno, proprio nessuno abbia sentito il dovere civico di cancellarle? O di segnalarne la presenza a chi di dovere? C’è qualcuno nel Borgo che non le abbia viste, che non le abbia lette o commentate? Ma perchè ci stiamo assuefacendo, appigliandoci ad un’idea  di normalizzazione insostenibile, proprio a tutto e anche al peggio?  Sergio Andreatta

    

 

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