5th Giu, 2013

Latina. A breve i lavori per la costruzione della nuova Chiesa di S. Chiara

Dopo 50 anni di attese e di alterne speranze, tra poco dovrebbero finalmente iniziare i lavori per la costruzione della Chiesa di S. Chiara.

di Sergio Andreatta    _p=9334 (La Chiesa di S. Chiara si farà)

La notizia, già in parte anticipata dal Vescovo la domenica di Pentecoste, è stata ufficializzata questa sera dal parroco nel corso di un Consiglio pastorale straordinario. La difficile ricerca di un linguaggio architettonico contemporaneo per l’estetica delle chiese. Il progetto dell’ing. Benito Vittorio Ortu e dell’arch. Francesco Romagnoli.

Finalmente è arrivata la buona novella, la CEI in data 4.06.2013, cioè ieri, con lettera ufficiale della sua Presidenza al Vescovo della Diocesi di Latina-Terracina-Sezze e Priverno ha comunicato l’esatta entità del consistente finanziamento assegnato per la costruzione della nuova Chiesa di S. Chiara e degli annessi, congrui locali parrocchiali. (Segue >>>)

La somma è pari al 75% della spesa totale e viene attinta dai fondi dell’8%° versati annualmente, all’atto della dichiarazione dei redditi, dagli italiani che esercitano l’opzione a favore della Chiesa cattolica e non (in quota parte). Per il restante importo interverranno le donazioni ad hoc dei fedeli, che in decenni di raccolte hanno già costituito una cospicua riserva che dovrà essere ancora incrementata, e l’accesso a qualche altra erogazione pubblica (regionale). (Leggi tutto) >

Dal Comune di Latina, che già negli anni scorsi (Giunta Vincenzo Zaccheo) aveva provveduto ad assegnare circa 1 Ha. di terreno in fondo a Via degli Elleni, è stato nel frattempo approvato (Giunta Giovanni Di Giorgi) il progetto esecutivo.

I tempi per l’edificazione e la consegna al culto sono previsti in tre anni dall’apertura del cantiere che avverrà, probabilmente, entro il prossimo settembre. Ulteriori differimenti sarebbero difficilmente compresi dalla comunità.

Latina, attuale Chiesa di S. Chiara.

Il nuovo progetto, Studi dell’ing. Benito V. Ortu e dell’arch. Francesco Romagnoli, denota un’impostazione razionalistica, con qualche richiamo all’architettura di fondazione. I materiali usati saranno quelli tipici locali, con uso di travertini. Nel Progetto si distingue, guardando al frontespizio rivolto verso la nuova grande piazza rettangolare, anonima, che gli abitanti propongono di intitolare proprio alla grande santa contemplativa assisate (1193-1253) fondatrice delle Clarisse (O.S.C.: Ordo Sanctae Clarae), un grande modulo cilindrico che costituisce al centro del corpo architettonico l’aula dell’assemblea cui si accederà da un’ampia scala asimmetrica, sulla destra s’innalza un campanile lineare più alto (oltre 30 m.) della stessa torre civica comunale cui anche un po’ si richiama nello stile (tipo Stella Maris a Capoportiere), sulle ali di destra (più bassa) e di sinistra (più alta)  due moduli a base rettangolare per le aule didattiche e le attività pastorali e comunitarie, dietro una luminosa – seppur più spartana – canonica. Sotto il piano di calpestio, per tutta la superficie del pavimento, un amplissimo seminterrato con grande aula polifunzionale, un’altra minore e vari altri indispensabili servizi. Una visione complessiva improntata alla modernità e alla funzionalità quale oggi pure si esige, non esente da soluzioni tecnologiche all’avanguardia a garanzia della sicurezza e per il risparmio energetico. Nelle aree retrostanti, con bella vista panoramica sui Monti Lepini versante di Sezze e Sermoneta, vari campetti da gioco (calcio/rugby, basket,…), un’area verde e un parcheggio. Il progetto denota, a mio parere, un notevole èsprit de geometrie ma anche de finesse per l’attenzione progettuale riservata alle preminenti esigenze comunitarie, a partire dalle cure per i diversamente abili con provvidenziale assenza di tutte le barriere architettoniche. Per le linee estetiche non saprei, però,  perchè il complesso potrebbe sembrare equidistante tra la rappresentazione di una chiesa e di una moschea, con la sua cupola-cilindro e il campanile-minareto tale da sembrare mancante, forse, di una più incisiva peculiarizzazione stilistica. E’ la questione dibattuta di una difficile ricerca di linguaggio architettonico contemporaneo per l’estetica delle chiese. E tuttavia il disegno si caratterizza per l’essenzialità e per l’assenza di barocchismi. Almeno virtualmente sembrerebbe, comunque, che un’idea di buona funzionalità  presieda e ispiri tutto il sistema e del resto quello di Romagnoli*- Ortu è uno studio collaudato, come autore-progettista, da tutte le ultime edificazioni diocesane. La chiesa è prevista per rispondere ad un target di 10.000 persone, cioè di un quartiere in continua espansione insediativa. Ed era, detto tra noi, proprio quella presenza edilizia, se non istituzionale,  che mancava in questo cantone della città per cui da oltre 40 anni si erano alimentate tante alterne speranze e sofferenze seppure con costanza si erano anche attivate notevoli raccolte di fondi tra la gente. Fatta la chiesa, si spera al più presto e comunque non oltre i tre anni, bisognerà fare meglio… i fedeli. Anche se, in queste due generazioni da che è stato concepito il primo dei tre progetti di Chiesa per S.Chiara, il senso di religiosità dei pontini, simmetricamente a quello degli italiani, è notevolmente cambiato con la secolarizzazione dei valori e le influenze sul pensiero del laicismo e del relativismo.

La notizia ufficiale è stata data questa sera, nell’ambito del Consiglio Pastorale, allargato alla più ampia platea, dal parroco don Daniele Della Penna. All’inizio è stata data lettura della I Lettera di Paolo ai Corinzi (10-13) là dove si parla delle divisioni tra cristiani e in effetti questa idea di chiesa protratta nel tempo e non edificata per 50 anni ha finito col dividere e allontanare, forse neanche del tutto immotivatamente per il percepito senso di abbandono, molti parrocchiani. Un’esortazione, questa, ad una perfetta unione di pensiero e di sentimento… Il parroco, in un tributo di riconoscenza, ha quindi ringraziato tutti i suoi predecessori da mons. Gianni Paoletto, con cui è stato prodotto il maggiore sforzo di raccolta fondi, ancor prima al francescano padre Emilio Vincenzi che già 40 anni fa aveva preparato con le sue esperti mani una bellissima torta per la posa della prima pietra (come non ricordare anche che andava nei cantieri di Piazza Moro a raccattare barattoli e barattoli di chiodi con la speranza che potessero prestissimo servire a inchiodare le tavole della chiesa: grande, ingenuo uomo di fede!), e il precedente vescovo mons. Domenico Pecile.

Il vescovo G.Petrocchi ad una cerimonia (Sermoneta)

Il parroco, che ha girato ufficialmente la notizia al Consiglio, l’aveva ricevuta a sua volta poche ore prima dal Vescovo Mons. Giuseppe Petrocchi** cui va, alla fine, il nostro ringraziamento per quanto, tra mille difficoltà e qualche inaspettata attesa, si è adoperato. Nelle nostre aspettative una chiesa che non sia di potere, sia pure religioso, ma fulcro di pastorale educativa cristiana e fondamentale servizio ai tanti emarginati che gravitano in questo quartiere intorno all’istituzione parrocchiale e al Monastero di S. Chiara.    Sergio Andreatta, (656), RIPRODUZIONE RISERVATA.

* L’arch. Francesco Romagnoli, sul suo avanbraccio destro esibisce un  tatuaggio con l’autocompiacente scritta “architectura” . Si dice che gli architetti nel loro modo di essere, di apparire e di esistere pecchino, a volte, di narcisismo.

**  Il Vescovo Giuseppe Petrocchi, dopo 15 anni di mandato nella Chiesa Pontina, viene trasferito come ordinario a L’Aquila ove trova come ausiliare mons. Giovanni D’Ercole, orionino, con cui ho vissuto insieme in istituto e studiato nella stessa classe per 5 anni. La formalizzazione di tale spostamento avviene in questi giorni ma già erano filtrate indiscrezioni negli ultimi tempi e ora anche non-unanimi commenti sull’operato del Vescovo tra chi, nella cerchia, gli fa il panegirico e chi, nel mondo laico-civile, se non lo contesta pro bono ecclesiae, pure lo critica per certe sue esposizioni politiche. Apprezzato il professore nella sua “lectio divina” ma peserebbe nel giudizio complessivo la noncuranza con cui avrebbe trattato alcuni annosi problemi. Uno di questi la mancata costruzione della Chiesa di S. Chiara, tuttora precario riferimento religioso, per carenza di adeguate strutture giacchè è ospitata in un piccolo capannone anche ricoperto da lastre di amianto.

E così dopo tanti decenni di deluse attese i fedeli hanno finito col percepire come  una, tra l’altro incomprensibile, punizione questa grave disattenzione.  Al contrario, con modalità che sono apparse irrifiutabili, per la costruzione di una Curia fastosa e ben oltre ogni misura di necessità, sono state incamerate le sostanziose offerte dei parrocchiani pro erigenda ecclesia. La lista delle priorità nelle edificazioni stilata dal Vescovo (Curia, S. Valentino, Stella Maris, Olmobello, S. Chiara, per ultima, … quando sarà) denota ingiustificata arbitrarietà, se non altro, per aver anteposto la costosa costruzione (con dotazione  di chiostro e di altri edifici superflui) della Stella Maris a Capoportiere (neanche 200 fedeli) alla Chiesa di S. Chiara (6500 fedeli). Poi “… se nel nostro cuore e negli ambienti che frequentiamo, la carità languisce e la comunione vacilla o si spegne…”*** è perchè insufficiente risulta, oltre la nostra fedeltà, la cura dovuta dai pastori.  E non ci ha esortato proprio ieri papa Francesco, dalla Cappella della Domus Santa Marta,  di non usare da cristiani “un linguaggio politicamente corretto”, un linguaggio “socialmente educato”, incline all’ipocrisia, ma di farci portavoce della “verità del Vangelo con la stessa trasparenza dei bambini”. L’idea accentratrice che un Vescovo, nel merito della questione, non debba infatti render conto del suo operato ai cittadini che finanziano con l’8%° è davvero antistorica e non più facilmente digeribile. La decisione di promuovere S. Chiara è venuta così soltanto in zona Cesarini. Tale buona notizia è da considerarsi, inoltre, ancora solo come virtuale… E, infine, nella logica pauperistica di papa Francesco: “promoveatur ut amoveatur”? La cerimonia di consacrazione arcivescovile avverrà nella Basilica vaticana nel rispetto della protocollare tradizione liturgica il prossimo 29 giugno, festa di S. Pietro.

*** Da un passo del suo Messaggio alla Diocesi per la Pasqua 2013.

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