28th Mar, 2012

Pino Quadrozzi, Lo Spirito sopravvive all’Anima /Apologia dello Spirito

Pino Quadrozzi, Lo Spirito sopravvive all’Anima /Apologia dello Spirito

di Sergio Andreatta (601)

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Scrive di se stesso nell’Introduzione al suo libro: ”L’autore, giunto al crepuscolo della vita, dopo lunga riflessione ha deciso di rimuovere l’ozio mentale e il disinteresse delle pertinenza spirituali e soprannaturali”.

Così quando i “legami della morte” (Salmo 116:3,4) incominciano a circondarci e le angosce a coglierci quello sembra il momento di invocare “il nome dell’Eterno…”

La teologia di Pino Quadrozzi, dieci anni di studi con i Cappuccini e una coltivazione sulla materia mai dismessa, sembrerebbe per pochi iniziati (Lo Spirito sopravvive all’Anima, (Apologia dello Spirito), Angeletti Ed., Sezze, feb. 2012, ppgg. 167). Il suo libro, al contrario, tenta di distruggere il pregiudizio che la teologia tratti di questioni astruse, riservate solo a una cerchia di iniziati, che spesso parlano e scrivono tra loro e in presunzione. Teologi che spesso costruiscono sul nulla, a partire da cose inconoscibili, costruzioni di pensieri che si arrampicano gli uni sugli altri fino e oltre le altezze inarrivabili dei grattacieli spirituali. E allora l’autore “partendo dal pregiudizio della teologia cattolica riguardante la pericolosità dei due sessi ritiene opportuno ricordare buona parte degli argomenti dottrinali che hanno costituito fino ad oggi gli equivoci della fede comune dei credenti”. “Questi cosiddetti teologi si devono convincere di possedere soltanto una normale conoscenza religiosa, utile per lo più al soddisfacimento del proprio ego, alla conquista di traguardi materiali, sociali e terreni”. Quindi la verità non va intesa come un insieme di dottrine statiche, bloccate su se stesse e possedute e usate solo da alcuni ma come una ricerca-azione dinamica che risponde ai quesiti interiori della contemporaneità. Alle domande di tutti. Perciò, se c’è una materia che dev’essere aperta a tutti secondo coscienza – scrive Pino Quadrozzi – questa è sicuramente la teologia. “La teologia, quella vera, che è l’unione della ragione e del cuore con la divinità e con quanto sa di soprannaturale ed eterno”. Nel suo libro trova spazio il sicuro primato della coscienza su quello dell’ubbidienza costantemente preteso dalla Chiesa cattolica romana1). La libertà di coscienza e il libero arbitrio, già presente in Adamo ed Eva nella Genesi, permettono all’uomo di operare la sua scelta fondamentale come Dio stesso, all’atto della creazione, gli ha benevolmente concesso. Nell’indagine teologica, nuova teologia dello spirito, avanza sulla strada maestra della riconsiderazione razionale con la formula tripartita della teologia “analogica” (conoscenza relativa); della teologia “spirituale” (conoscenza assoluta) e della teologia “funzionale” (conoscenza etica). Tra le righe eccita anche la questione, secondaria se vogliamo ma attualissima, dell’I.R.C. a scuola per cui trova “riprovevole d’aver tolto ai sacerdoti l’insegnamento religioso per affidarlo ai giovani laici, per lo più manchevoli di fede profonda e soprattutto privi della grazia di “stato sacramentale”. Si sarebbe, secondo lui, trascurato di “pensare alle possibili prevaricazioni derivanti da interessi economici, veri favoritismi personali, false frequentazioni e servitù parrocchiali da parte di coloro che si rendevano furbescamente servili ai preti e ai vescovi” pur di ottenere facilmente un lavoro. Peraltro, con la crisi delle vocazioni già in atto da decenni, non si capisce bene come avrebbero potuto i religiosi continuare a dedicarsi anche all’insegnamento della religione nella scuola pubblica, un insegnamento che le Norme Concordatarie (Accordi di Villa Madama del 18.02.1984) prevedrebbero, peraltro, libero dagli intenti del proselitismo  giacchè il presupposto giuridico all’intesa è stato il riconoscimento della piena laicità dello Stato e la caduta del principio di religione di Stato. Indipendenti e sovrani, nel proprio ordine, Stato e Chiesa Cattolica s’impegnano alla “reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del paese” (I). Non si può, quindi, pretendere  di riscrivere inattualmente una teologia per la politica scolastica.

Un libro profondo questo di Quadrozzi ma difficile, se non ostico in alcuni suoi passi, e che lascia, comunque, aperto e irrisolto il dubbio se l’autore abbia trovato alla fine ciò per cui si è  mosso inizialmente. Ma è la personale, faticosa ricerca dello spirito che conta e, magari per lui, anche procedere verso Dio in una dimensione ecologica francescana, con una sensibilità dove è pure  possibile rintracciare un’analogia inespressa con Lucano quando anticamente scriveva: “Iupiter est, quodcumque vides, quocumque moveris”, e partire, comunque, da quello “stato di figliolanza adottiva divina” che rende ogni battezzato “soggetto teologico” di per sè seppure diguno di ogni conoscenza libresca. Per sottolineare la densità di questo testo voglio ricordare, infine, solo le ultime due proposizioni trattate dal Quadrozzi.  La prima tratta “Con quale corpo Cristo risorge“, la seconda “Quale corpo di Cristo è presente nell’eucarestia2) . Per ogni completezza e per evitarmi incongrui e gratuiti errori di sintesi non posso che rimandare chi ne fosse interessato, semplice curioso intellettuale o religioso, alla lettura dello stesso testo (da pag. 154 a pag. 167). In precedenza l’autore si era impegnato nella disquisizione  sul distinto significato di anima, filosoficamente simile all’intelletto attivo, intelligenza, di cui parla Aristotele e di spirito che, solo, sopravvivrebbe nella vita infinita. Ma questo libro mi convince più nella sua tormentata ricerca di certezze sulla fede e nella personale testimonianza di un percorso interiore “giunto al crepuscolo della vita” che sulle argomentazioni assolute di ragione teologica. E la fede, si sa, “comincia appunto là dove la ragione finisce” come scrisse in “Timore e tremore” Sören Kierkegaard. © – Sergio Andreatta, Riproduzione Riservata

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Su se stesso l’autore ci affida solo una semplice e scarna annotazione biografica nel segnalibro:

PINO QUADROZZI

nasce a Sezze (LT) nel febbraio del 1941, all’età di tre anni perde la madre uccisa dal bombardamento alleato. Entra nell’Ordine dei Frati Cappuccini fino all’anno 1962; divenuto maestro elementare insegna sino all’anno 1999. Colpito da ictus si dedica alla poesia e alla teologia.

1)  Sulla teologia della libertà si consiglia di leggere l’ultimo libro di Vito Mancuso, Obbedienza e libertà, Critica e rinnovamento della coscienza cristiana, Fazi Editore, pag. 150. Tratta della necessità del confronto all’interno della Chiesa e del perchè la fede, uscendo dal guscio protettivo delle proprie certezze, debba dialogare con il pensiero laico, ateo e perfino eretico.

2) Il testo risulta carente alla fine di un sistematico apparato bibliografico seppure nel corso della trattazione il cultore di teologia rimandi a opportune citazioni.  

Pino Quadrozzi, Il Poeta

La sera è già alta…

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