2nd Feb, 2013

Lago di S. Antonio, il lago che non c’è più

Borgo Bainsizza (Latina), il lago che non c’è più.

wpit88x31   di Sergio Andreatta (645__www.andreatta.it__p=8866

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Siamo in quella che nello Stato Pontificio era la Campagna Romana, nella Tenuta di Conca della Pia Casa del S. Offizio, ora Agro Pontino dopo la bonifica integrale (1929-1935) delle Paludi e la costituzione della nuova provincia di Littoria-Latina. Il laghetto in questione è ancora oggi riportato in molte carte geografiche (cfr. foto 1, ed. Touring Club) e mappe topografiche,

Cartina con B.go Bainsizza e il Lago di S. Antonio

certamente in tutte quelle che si riferiscono, in  epoca pre-bonifica integrale, alla Selva di Cisterna (es. la Pianta delle Paludi Pontine di Gaetano Astolfi (1785) disegnata per ordine di Papa Pio VI) e alla Valle d’Oro immediatamente a sud di Conca (Borgo Montello).  E’ il Lago di S.Antonio. Fino a poco prima degli anni ’60 visibile a Borgo Bainsizza (Latina), poco distante da Via Monfalcone (tra Strada del Pero e Ponte Materiale). Era un ramo, a sinistra guardando la foce, del Fiume Astura che si riempiva soprattutto nella stagione delle piogge. Il livello dell’acqua del bacino, alimentato anche da una piccola falda, era infatti variabile e strettamente connesso ai cicli stagionali e all’abbondanza delle precipitazioni e anche alla tracimazione del fiume di cui costituiva un naturale vaso di compensazione. Nell’antichità, quando il clima era diverso e il corso dell’acqua notevolmente più copioso, il fiume Astura era navigabile dalla sua foce fin verso l’interno. Sulla navigabilità del Fiume Astura dalla foce a Satricum (Le Ferriere), dove sull’acropoli già nel VII sec. a. C. si ergeva l’imponente tempio della Mater Matuta, e sulla sua importanza commerciale ormai non persistono più dubbi storici.

Borgo Bainsizza (LT), Casale Nuovo (F.to Sergio Andreatta)

Ai piedi di Casale Nuovo sono stati condotti recentemente degli scavi stratigrafici, a cura dell’Univ. Sant’Orsola Benincasa di Napoli con cui ha collaborato lo studioso locale, il paleontologo e archeologo dott. Michelangelo La Rosa, in cui sono stati rinvenuti reperti ceramici greci e metallurgici etruschi risalenti al VII secolo a. C.  E, addirittura, resti di una qualche vita sociale risalenti al 5.000 a. C. Ma il quadro morfologico è qui mutato radicalmente e definitivamente intorno al 1955, il sito è stato manomesso e trasformato dall’uomo per ragioni economiche, il lago, infatti, è stato prosciugato operando degli incontrastati movimenti di terra a beneficio della coltivazione più estesa di vigneti ad opera di alcuni coltivatori baresi. Ancora oggi questo ramo del fiume Astura, denominato Lago di S.Antonio nei cui pressi sorgeva un’antica lestra, viene riportato in molti atlanti anche se nessuno, realmente, riesce ormai più a trovarlo. La sua scomparsa ha costituito un danno irreparabile per l’habitat autoctono di flora e indigeno di fauna e per il mantenimento/conservazione di un angolo naturalistico di particolare importanza e suggestione importando una modificazione morfologica sostenuta di quel territorio, se non un vero e proprio deterioramento del contesto geologico-strutturale ed idrogeologico. Uno dei tanti laghetti italiani originatisi in epoca storica, le cui modalità di formazione, la morfologia e il contesto geologico-strutturale potrebbero essere compatibili con varie fenomenologie.  Sergio Andreatta, RIPRODUZIONE RISERVATA

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