9th Ott, 2008

Sergio Andreatta, Villaggio dell’età del bronzo scoperto a Borgo Bainsizza (Latina)

 

 

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Villaggio dell’età del bronzo scoperto a Borgo Bainsizza (Latina)

 

 

A poche centinaia di metri dal sito della discarica (Bacino S4) di Latina.

Del Villaggio, posto sulla sommità e sulle pendici di una bassa collina prospiciente il fiume Astura, a circa 5 Km. dalla foce di Torre Astura sul Mar Tirreno, nel corso delle indagini su una complessa sequenza stratigrafica sono state rinvenute varie strutture…

 

A Borgo Bainsizza, uno dei Borghi di Latina ad ovest del capoluogo, nei pressi della morfologia sconvolta dalla quarantennale discarica, è stato scoperto un importante villaggio dell’età del bronzo rimontante al XIII-X sec. a.C.

Secoli, millenni di paludi e acquitrini hanno sepolto ma non distrutto, anzi ben conservato nelle patine della Valle dell’Astura, abbondanti tracce di insediamenti e di città antiche di varie epoche, polis scomparse e che l’indagine archeostorica non ha neanche, ancora, tutte ben localizzate.

Anche ad un occhio appena appena esperto viene il dubbio forte che quelle mammelle che emergono ancora non del tutto compromesse dall’artificiale ablazione meccanica lungo la Valle dell’Astura e in Via Monfalcone, la strada che va da Conca – Borgo Montello alla Cantina sociale S.Maria, al Quadrato e al mare, potessero essere in realtà piccole acropoli.

Certo, più di una sensazione, qualcosa di assolutamente affascinante e misterioso, come un insediamento umano protostorico, sempre vicino a un fiume allora molto più copioso di acque e navigabile, sembrerebbe potersi qui nascondere.

Troppi gli indizi!

A stare zitti, sembrerebbe di sentirne gli echi, anche da me raccolti nella poesia “Imaginaria Satricum” (Sergio Andreatta, Eucalyptus, Lucania ed.,1980).

In più punti, come a Colle Falcone e alla confluenza della Femmina Morta con l’Astura, alle Grugnole, nei pressi del Ponte Materiale e in altri punti sopraelevati, si intuisce che, nella diacronia delle precedenti epoche, dovevano esserci degli insediamenti, tipici per la caratteristica morfologica della sopraelevazione, della facile difesa e della disponibilità di acqua, siti archeologici anche consistenti di città poi messe a ferro e fuoco, come di consuetudine, dai nemici vincitori o distrutte dagli eventi del tempo e, lungo i secoli, dalle ingiurie degli eventi naturali.

Non solo ipotesi.

Durante una serie di campagne di scavo condotte nella metà degli anni ottanta sono state individuate nei pressi del Casale Novo (in foto 1), proprio in Via Monfalcone, sui bordi di quella che era un tempo chiamata Lestra S. Antonio, o anche Lago di S. Antonio, prosciugato per ragioni di economia agricola intorno al ’55, importanti tracce archeologiche di un villaggio dell’età del bronzo.

Il Villaggio era posto sulla sommità e sulle pendici di una bassa collina prospiciente l’orlo del fiume Astura a circa 5 Km. dal mar Tirreno.

In una complessa sequenza stratigrafica nel corso delle indagini sono state rinvenute varie strutture che hanno conservato per almeno tre millenni numerose ceramiche locali realizzate a mano, ma anche un frammento di ancoretta a staffa in ceramica micenea, che costituisce uno dei rari reperti provenienti dall’Egeo rinvenuti in Italia centrale.

Anzi questo sembra essere finora, per gli archeologi del Sant’Orsola Benincasa di Napoli che se ne sono occupati insieme con lo studioso locale e paletnologo dr. Michelangelo La Rosa, il punto più a nord documentato delle navigazioni micenee e dei loro traffici commerciali.

Nel sito sono stati anche rinvenuti alcuni reperti metallici che attestano la lavorazione locale del rame e delle sue leghe nella tarda età del Bronzo.

Dalle analisi archeometallurgiche condotte sui reperti, essi risulterebbero prodotti a partire da minerali costituiti da solfuri di rame, come ad esempio la calcopirite. Proviene dallo scavo anche un lingottino di piombo che costituisce un reperto del tutto eccezionale nell’Italia centrale e meridionale per periodi così antichi, in considerazione della scarsità dei manufatti di questo metallo nella preistoria della penisola.

Alcuni elementi rinvenuti fanno anche supporre, per mancanza di materie prime in loco, ad un traffico commerciale realizzato con l’interfaccia degli stessi indigeni con gli Etruschi del nord cui gli abitanti di Micene erano notoriamente nemici invisi.

E del resto è abbastanza prossima la successiva città di Satricum-“Pometia” donde il nome di “ager pomptinus” come sostengono ora gli archeologi olandesi Petter Attema e Gnade.

Satricum, città di forse 30.000 abitanti, metropolis dei Volsci nel V sec. a.C. di cui molti reperti, non solo riferiti al grandioso tempio della Mater Matuta, antica madonna volsca, dea della fertilità e del parto, sono conservati fin dal 1896 a Villa Giulia in Roma.

Solo recentemente, inoltre, del tutto casualmente e non lontano dalla devastatrice discarica un contadino scopriva altri significativi reperti sul suo campo: cocci, coppi, resti di vasellame, monete d’argento.

I materiali repertati venivano attribuiti ad una importante “domus culta” romana precisamente databile in virtù delle monete d’argento e dell’iconografia all’età dell’imperatore Filippo l’Arabo.

Le monete ben conservate erano state coniate a celebrazione del millennio della fondazione di Roma.

borgo-bainsizza-piazza-fto-sergio-andreatta.bmpQuindi quello che oggi è Borgo Bainsizza (in foto 2) e dintorni si dimostra un sito già abitato migliaia di anni prima di Cristo, almeno 5000 anni prima, e certamente in età imperiale.

Che cosa ha indotto, inoltre, l’uomo della preistoria, i volsci, i latini, i romani, fino ai cattolici di oggi, che guardano con devozione alla Cascina Antica de Le Ferriere, ha considerare continuativamente sacri questi luoghi?

E quali altri insondati e significativi reperti ci nascondono, ma anche tutelano, queste coltri secolari?

Basti pensare che a soli 900 metri dalla discarica, sulla riva destra dell’Astura in posizione strategica su un rialzo si trova Quarto delle Cinfonare.

Qui i saggi di scavo e lo studio stratigrafico hanno messo in risalto negli ultimi decenni insediamenti preistorici addirittura risalenti a 300.000 anni fa, un’età così lontana da sembrare impensabile.

La prima traccia di vita umana accertata nel Lazio, quindi, dopo quella di Ceprano, come assicura la sovrintendenza regionale ai beni archeologici del Lazio si trova da queste parti.

Si può ben affermare, allora, che a pieno titolo questa Valle dell’Astura è ritenuta dagli studiosi internazionali “la culla della civiltà pontina” e continua a stupirli, anche, non solo paletnologi e archeologi soprattutto delle Università olandesi, per le continue sorprese che l’ampio e insondato sito ci riserva e per quello che può tramandare ai posteri.

Tesori ben riposti e ancora misteriosamente ignoti nel loro inestimabile valore se non fosse che, proprio in questo sito così prezioso e già in parte compromesso dalle ruspe della quarantennale discarica, la precedente amministrazione regionale e quella provinciale avevano programmato di ubicare un grande impianto per il termoincenerimento dei rifiuti solidi urbani.

Ma questo, se attuato, inferirebbe una ferita mortale a tutto il territorio dei Borghi dell’Ovest, come li ho chiamati, e al patrimonio culturale giacente, oltre che al mondo della produzione agricola di qualità delle Cantine di S.Maria e del Giglio e del Consorzio del Kiwi latino. Sergio Andreatta, (© – 17.11.2005, I pubblicazione in http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=19794).

 

 

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Commenti

Non l’avrei mai immaginato! C’è soltanto da rammaricarsi per come è stato devastato e profanato quel prezioso territorio culla della civiltà pontina.Bisogna continuare a scrivere a sua tutela.

In queste puntuali corrispondenze leggo tanto amore per la sua terra…

Per tutte le profanazioni subite da quest’ambiente, per le disattenzioni cronicizzate da parte dei politici, mi viene a volte quasi da piangere. Nel 2003 mi sono impegnato (anche come portavoce del Comitato Popolare Unitario Antitermovalorizzatore – C.P.U.A. Rete del Lazio) in una feroce battaglia per la bonifica delle discariche e per lo stop al progetto di insediamento di un termovalorizzatore. Insieme col Comitato abbiamo portato in Piazza del Popolo a Latina 5.000 persone. C’è un gruppo di persone che continua la battaglia di valorizzazione del territorio dei Borghi intono all’Associazione “Borghi dell’Ovest” che ha assunto nome da un mio slogan. Un mio grande amico, lo scrittore Stanislao Nievo, aveva come me vissuto la sua infanzia tra questi panorami.

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