2nd Dic, 2015

Natale sì, Natale no nella scuola

MA AI BAMBINI NON SI RUBANO NEANCHE LE FAVOLE.
30 novembre alle ore 16:07·
di Sergio Andreatta

Sono stato direttore didattico / dirigente scolastico per 33 anni, più 2 di reggenza e 1 da commissario straordinario (prima 10 da docente e prima ancora 2 da educatore) ma questo collega di Rozzano, che pretenderebbe di cancellare il Natale, mi sembrerebbe non aver capito proprio niente sull’importanza e sull’influenza dei simboli nei processi formativi, niente della psicologia dell’età evolutiva, se pensa di promuovere con un suo divieto la multiculturalità e l’interculturalità, oltretutto scavalcando bellamente le autonome competenze degli Organi Collegiali (Collegio dei Docenti e Consiglio d’Istituto). In linea di principio per una ristretta e rispettata minoranza obbligare la maggioranza a rinunciare ai propri valori e alla propria identità culturale? La provocazione ritorna invece puntualmente, qua e là per l’Italia, ad ogni Natale. Rinunciare alla spiritualità e, soprattutto in ambiente laico, all’arte (pittura, musica, poesia, arti plastiche, etcc…) della nazione italiana? Ma ai bambini non si rubano neanche le favole. Rinunciare allora a simboli e tradizioni (seppure si sappia dell’invenzione delle tradizioni a detta degli antropologi E.J. Hobsbawm e T.Ranger, nel caso del presepe ad opera di S. Francesco d’Assisi a Greccio nel 1223) per inchinarsi alla genericità e a una certa moda strisciante? Rinunciare alle nostre tradizioni, ai nostri sedimenti e sentimenti culturali per “comprendere” solo quelli degli altri? Interrompere ogni continuità con il nostro passato?
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Ma non è proprio su questo che si è andato a rinsaldare il nostro vincolo nazionale? Su questa sorta di ingegneria sociale e culturale, su queste radici si è realizzato il nostro Risorgimento, la nostra Unità, la lenta affermazione di un paese coeso e moderno. E dovremo ora rinunciare a tutto, sottometterci a un deflagrante e pericoloso fondamentalismo laico in nome di che? Semplicemente… demenziale, pertanto riterrei ineccepibili le dimissioni di quel dirigente scolastico (se le avesse date), tanto più che lui lì è solo il “reggente” e non ci rimetterebbe proprio niente, forse pure ci guadagnerebbe in termini di stress. Stop all’ignoranza (tali alcuni passaggi della sua intervista a RAI3)! Parla supremamente per tutti noi, indipendentemente dalle posizioni soggettive di ognuno, l’art. 3 della Costituzione sulla pari dignità da garantire a tutti, non da impedire a nessuno, e specie a chi ancora oggi, in tempi di secolarizzazione e disvalori, costituisce la maggioranza dei cittadini italiani. Dignità senza discriminazione di sesso, razza, lingua, religione e quant’altro, soprattutto di pensiero e di espressione. Deve essere solo questo il nostro riferimento. E se un docente è responsabilmente libero nel suo operato, per l’art. 33 della Costituzione Italiana, perché dovrebbe aver bisogno dell’autorizzazione preventiva del capo d’istituto per allestire un percorso didattico, sia pure con il presepe o con una recita di Natale? Sergio Andreatta

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