Chi non vorrebbe che il bene prevalesse sempre, ben distinguibile e distinto dal male e che fosse perseguito da tutti? Ma non c’è un bene unico, identificato e condiviso una volta per sempre. Viene da pensare, piuttosto, all’impegno quotidiano che serve per conseguirlo. Noi siamo solo una “possibilità” e non possiamo che coinvolgerci nelle sue dinamiche se vogliamo in qualche modo realizzarlo… Mi sono trovato a fare il baby sitter in Piazza Moro, in realtà per il nipotino di due anni io sono il… lupo buono e lui il più piccolo dei tre porcellini, gli altri due stanno a scuola. Cinque donne sono sedute su un muretto e discorrono animatamente tra loro. Tutto è partito da una domanda all’ultima arrivata su cosa facesse suo figlio. “Eeeh, cosa? Non ha voluto studiare, risponde lei, e prendersi un diploma da ragioniere. Dopo la morte del padre, però, non ciondola più per casa, lavora!” “Ah, sì? E che cosa fa?” “Un giorno a Roma, un giorno a Sabaudia, un giorno…” Incuriosito comincio ad ascoltare con più attenzione la loro conversazione e poi a chiedermi che cosa possa combinare di buono di qua e di là uno che non aveva voluto studiare. Ma ci sono tanti lavori manuali in giro che aspettano solo interpreti di buona volontà. La discussione sarebbe diventata presto più interessante perché l’interlocutrice con una fiammata aveva preso straordinariamente a sostenere l’importanza della cultura, per lei intesa come titolo di studio. Ma la madre del “ragazzo una volta di qua, una volta di là” presto la tronca senza lasciarla terminare per andare subito al sodo: “Quello che conta, cara mia, sono solo i soldi oggi!… O ce li hai o non ce li hai!” “Eeh, ma se non hai lo studio?…” “I soldi, contano solo quelli! I soldi… Anche la laurea a che serve alla fine? A cercare un lavoro, a guadagnare, serve solo a “accattà”… soldi”. Mi viene così da pensare che questa sera su Sky inizia la seconda serie televisiva di “Gomorra” e lì dentro i personaggi puntano tutto sui soldi. Assolutamente. Lì “non c’è il bene in lotta contro il male, per dirla con Concita De Gregorio*, ma solo la grande epica del male. Tutto è corrotto, tutto diversamente nero. Tutti sono rapidi, spietati, pronti a piegarsi a quel che conviene”. Ecco il primo esempio, certamente malato, che mi affiora in mente. Ma su RAI1 c’è anche la storia in positivo di Felicia Impastato madre di Peppino, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Quale storia preferiranno vedere queste donne? Le altre tre non parlano più già da un po’come sopraffatte da quella partitella a ping-pong tra le due tesi opposte. Chiuse nella prigione dei loro pensieri, dopo un po’ la discussione sarebbe morta all’improvviso lasciandomi nell’aspettativa di una conclusione che non ci sarebbe mai stata. Ora corro dietro a mio nipote che corre dietro a un pallone, nei suoi occhi c’è la luce, nei miei vorrei la dolcezza e non so neanch’io se in questa mia tardiva passione ci sia ancora cultura. Ma se c’è so che non si deve mescolare mai Aristotele con Socrates, Gramsci con Higuain, cioè con le figurine Panini che non sono state ancora pensate. Sergio Andreatta, Pensierino del 9.05.2016
* Articolo su La Repubblica, pag.30 del 12.05.2016