LIBERTAS ET LICENTIA…
La nostra società italiana sta attraversando, ormai da diverso tempo, una crisi antropologica per cui non mi pare vi sia più ragionevolezza, per così dire, sufficiente “buon senso”, in ogni genere di confronto. L’avversario, o in generale chi la pensa diversamente (poco importa che si tratti di un oppositore politico o di altro genere), viene puntualmente demonizzato, insultato o vilipeso che dir si voglia. È sufficiente leggere certi commenti su Facebook per rendersi conto del degrado mentale e verbale di molti nostri connazionali. E dire che i latini, nostri illustri antenati, distinguevano la cosiddetta “libertas” dalla “licentia”.
La libertas per loro indicava la speranza che la persona coltiva di poter essere in relazione, cioè “filius liber”. La libertas, in quanto legame filiale, esprimeva, dunque, in quella cultura, l’essenza di una relazione indissolubile. La licentia, invece, era considerata come la speranza di poter affermare liberamente la propria volontà, incondizionata, senza per così dire, che vi fosse alcun freno inibitorio. Ecco che allora, per i romani, duemila anni fa, la libertas designava, concretamente, la condizione del cittadino libero ma soggetto alle leggi, mentre la licentia, esprimeva l’atteggiamento sfrenato e arrogante di chi credeva di potersi permettere tutto ed essere al di sopra del diritto.
A me pare che, oggi, vi sia proprio questo fraintendimento: si confonde la libertas con la licentia. La posta in gioco è alta perché la libertas implica il primato della relazione sugli individui. A questo proposito mi ha molto colpito quello che disse Massimo Cacciari, anni fa, nel corso di un suo intervento al Convegno di Studi delle Acli (Vivere la speranza nella società globale del rischio,Orvieto, 5 settembre 2003): “Tutta la nostra cultura è basata sull’idea che prima si danno gli individui e poi si crea la relazione. La libertà implica questo paradosso: che prima è la relazione e poi sono gli individui.” Peraltro – ma questo è solo un inciso -il ragionamento di Cacciari ha anche un suo riscontro teologico nel mistero trinitario; basta leggere Sant’Agostino. Una cosa è certa, il deficit di libertas compromette le nostre relazioni e acuisce l’incomunicabilità. Pertanto, sarebbe cosa buona e giusta se vi fosse maggiore assunzione di responsabilità da parte di tutti . Padre Giulio Albanese