1st Mag, 2017

Camminando per la Murgia

La FERULA COMMUNIS

Ferula_Sergio.Andreatta

Ferula_Sergio.Andreatta

(in foto con lo sfondo dei SASSI di MATERA), volgarmente conosciuta come Finocchiaccio, è originaria del bacino del Mediterraneo. Appartiene alla Famiglia delle Apiaceae, Specie Fèrula Communis. Il suo nome deriva dal latino, dove il vocabolo significa “pianta a fusto dritto”. Pianta erbacea perenne alta da 1 a 3 metri, con fusto eretto e squillanti fiori gialli in primavera, alla fioritura. Considerata pericolosa e assai temuta dai pastori, in quanto alcune sue componenti tossiche ad attività anticoagulante fanno ammalare e spesso morire il bestiame che la ingerisca (Mal della Ferula, emorragia). Nei pascoli naturali il bestiame la scarta spontaneamente e non se ne ciba e questo consente, però, alla ferula di svilupparsi senza ostacoli, arrivando a fiorire copiosamente e a disperdere nel vento i suoi semi senza ostacoli per riprodursi poi in modo infestante. Il pericolo, subdolo, rimane quando il contadino falcia il fieno e inavvertitamente la fèrula si mescoli col fieno. Le regioni meridionali ne sono piene e visitando Basilicata e Puglia in questi giorni ne sono rimasto molto colpito dalla frequenza e dalla bella vivezza dei fiori.

Sergio Andreatta sulla Murgia materana

Sergio Andreatta
sulla Murgia materana

Una leggende la porrebbe all’origine del fuoco. Alla pianta viene , infatti, attribuito il merito di aver trasportato sulla terra il fuoco custodito negli inferi. La fèrula, secondo una leggenda, fu il mezzo utilizzato anche da S. Antonio abate per rubare il fuoco dall’inferno e donarlo agli uomini. Si narra che, ottenuto il permesso dai demoni di entrare all’inferno per riscaldarsi, il Santo li abbia poi beffati, frugando col suo bastone di ferula fra i tizzoni ardenti fino a che una scintilla non accese il midollo spugnoso che sta all’interno. E così, senza farsi notare e con l’inganno, lui avrebbe portato via il fuoco per donarlo all’umanità. © – Sergio Andreatta

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