15th Apr, 2009

Tamburi di carta, poesia di Sergio Andreatta

Tamburi di carta

© – Poesia di Sergio Andreatta

Non amo la pianura /

della tecnologia, /

odio la geometria /

dei frenetici borghi. /

Tamburi di carta /

le officine battenti /

a Mezzogiorno. /

Nelle città di nafta /

cambia la gente; /

malaria in progresso /

divora la mente /

il consumismo. /

L’umiltà del procòio /

archeologia! /

Odio /

le città di cemento, /

le città pontine /

con arterie di nafta. /

Odio /

i tamburi di carta. /

© – sergio-andreatta-eucalyptus-poesie-1980.jpgDa: Sergio Andreatta, Eucalyptus, Poesie,

Prefazione di Stanislao Nievo,

Lucania Editrice, Latina,1980,

pag. 83.

________

(*) “Tutto appare subito a tutti troppo ordinatamente nuovo nell’impostazione. Il paesaggio è geometrico, artificiale: canali, strade bianche che si irraggiano nell’Agro redento, piatti appoderamenti, tinte e odori nuovi. Tutta le campagna è piena di una straordinaria luminosità disabitata. Un movimento di cose ferme. E si possono amare le linee e i reticoli che non esisterebbero in natura se non per questa rivoluzione?” (Sergio Andreatta, Una Storia, un racconto© – I  Vien fòra).

borgo-bainsizza-fto-sergio-andreatta.JPGIn epoca di bonifica integrale delle Paludi Pontine il brano racconta l’arrivo, il 24.10.1933, della Cà granda” di Ambrogio Andreatta da Paderno del Grappa (TV) alla Stazione ferroviaria di Cisterna di Littoria e, quindi, al Pod. 769 dell’O.N.C. a Borgo Bainsizza. Una migrazione per sempre.

La poesia “Tamburi di carta” di Sergio Andreatta tratta dell’espansione convulsa e formicolante delle “città nuove” pontine (particolarmente Latina, Cisterna, Aprilia) e della crescita disordinata e snaturante dei borghi intorno al capoluogo sotto l’effetto di un’industrializzazione artificiale, “tamburi di carta” appunto, indotta dalla Cassa per il Mezzogiorno a metà degli anni sessanta. Niente appare più effimero di una membrana, non di elastica pelle ma di carta, che si rompa sotto la mano-percussionista di un bambino. Oggi in fase di generalizzata deindustrializzazione dell’Agro Pontino e di abbandonate “cattedrali nel deserto” questo appare a tutti evidente, non così nel 1975 quando il giovane Autore scrisse di getto questa poesia che scorre via veloce seguendo una sua ritmica carsica. Come svelte pennellate di acquerello sulla carta fabbriano di un epidermico benessere (NdA).

Poesia letta e registrata dall’attrice Lina Bernardi durante una rassegna del 1994 e dallo stesso Sergio Andreatta al Museo Cambellotti di Latina, il 4.04.2009, per “Storie di un Viaggiatore /Stanislao Nievo”.

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