4th Ago, 2009

Picinisco. Il sentiero della ragazza perduta (the lost girl)

Picinisco. Il sentiero della ragazza perduta.

Per ritrovarsi bisogna prima  perdersi un po’…

 

Un sentiero dove perdersi per poi, magari, ritrovarsi: una metafora ricorrente nella letteratura che non parte certo da Dante. Non serve neanche fare, in quest’occasione, la lista delle citazioni tanto sarebbero numerose. Ma le strade che possono perderci sono davvero tante nella vita e a… Picinisco poi. “Awerti che Dio ti vede” con  una “v” di raddoppio quasi aggiunta in correzione all’ultimo istante, così si legge su un’antica lapide di Via S.Croce. Altre note di ammonimento erano disseminate in passato sulla strada per le fonti di Via Scopella e Via Bolletta dove donne e ragazze del paese si recavano con palese circospetto, nel timore di inaspettati incontri o forse, al contrario, di palpitanti, per riempire d’acqua fresca quella conca di rame che poi dimostravano con una sublime maestria e dimenata di fianchi di saper portare sulla testa fino a casa in un equilibrio perfetto, o appena appena riconquistato. Ma prima, prima della fonte quell’equilibrio, ahimè, diventava traballante e precario, specie se le ragazze potevano immaginare che dietro qualche mobile anfratto si potesse celare lo spasimante in preda a pungente voglia. Che tentazione! Avevano un bel da tuonare la loro arcaica morale i canonici della Collegiata di S.Lorenzo! La loro mortificata gioventù i canonici l’avevano bruciata nell’astinenza e ora si piccavano con testardagine in precetti per gli altri, non senza qualche inconfessabile invidia. Il sentiero aveva un certo che di peccaminoso per l’immaginario collettivo, il luogo tra il bosco dove la ragazza non si poteva controllare sempre e dove anche per questo poteva perdere più facilmente il suo autocontrollo.  Era l’occasione dove l’invaghimento poteva diventare amore o assalto, l’occasione per la pulsione e per la conoscenza della vitalità della carne. E poteva perdere meglio la sua virtù una ragazza, anche non necessariamente di Picinisco ma più facilmente delle Compagnie dei pellegrini, lungo il millenario sentiero del pellegrinaggio annuale per il Santuario del Canneto dove non era più la reprimenda di un lontano canonico ma  la paura propagata ad arte per l’infida vipera di agosto a sollecitare ogni prudente attenzione e a non abbandonarsi senza controlli sui prati.

 
 
 

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Chissà, forse anche per questo il famoso scrittore picinisco-pescocalascio-2.jpginglese che qui soggiornò nel 1919, per aver sentito, come io ho sentito, di queste leggende paesane a lui tanto estranee, aveva titolato la sua opera “The lost girl” / La ragazza perduta”. E così ora, novant’anni dopo, l’attento Loreto Pacitti di Casa Lawrence, il museo-agriturismo a Le Serre dove lo scrittore soggiornò e dove in autunno puntualmente si svolge l’omonimo Premio letterario, ha sentito il dovere di evocare quest’anno “Il sentiero della ragazza perduta”, cioè di scendere in campo con una proposta di ripercorso dei passi dell’autore che saliva a piedi o a dorso di una mula da casa Cervi fino alla posta di Pescocalascio (Picinisco) per la spedizione all’editore londinese dei suoi attesi manoscritti. Meno di 3 Km. di sentiero di difficoltà  medio-bassa, secondo la classificazione sentieristica del C.A.I., 200 metri di dislivello altimetrico, un’ora di cammino comodo comodo, specie se nella rigenerante frescura del mattino, immersi nella seduzione dei declinanti verdi della Val di Comino nel versante laziale del Parco Nazionale (P.N.A.L.M.). “Sulle orme di Alvina, Ciccio e gli altri protagonisti del picinisco-2009-il-sentiero-della-ragazza-perduta.jpgRomanzo di Lawrence, – mi dice Loreto – un affascinante viaggio nel tempo, rapiti dai colori, inebriati dai profumi di una natura assolutamente incontaminata. Un caleidoscopico percorso che parte da Casa Lawrence, si snoda per circa tre Km., attraversa splendidi querceti, noccioleti ed uliveti, s’inerpica lento, dolce, soleggiato, vivo fino a raggiungere le porte del paese. Sotto il cielo azzurro, ai piedi delle maestose montagne, lungo le dolci colline tra cespi di profumatissimi caprifoglio, infiorescenze danzanti di angelica sospese magicamente nell’aria, azzurri petali di pervinca che rievocano dolci ricordi, bardane che colorano il paesaggio ed alleviano i pesi dell’anima. Ginestre, calendule, primule, giaggioli, gladioli, garofani selvatici e violacciocche. Un’armoniosa combinazione di forme e colori, la perfezione della bellezza, il calore della pace, il senso della vita”. Cose grandi e invitanti scritte nel depliant, non soltanto per pubblicità ve lo può assicurare uno come Sergio Andreatta che conosce e pratica quei sentieri ormai da quarant’anni, forse per il bisogno di perdersi o forse di ritrovarsi nella poesia, pur non essendo del paese. Allora perché non salire fin quassù un giorno dalle caldissime Formia, Cassino, Frosinone, Roma, Latina e Napoli e provare? Il premio allo spostamento potrà essere un buonissimo e interminabile pranzo agro-pastorale, tra le note semplici di un organetto e due passi di salterello, pranzo di ferragosto e dintorni di quelli che se non si provano almeno una volta ti rimane dentro la fantasia per tutta la vita. (Il cellulare di Loreto per programmare: 349.0723087). Sergio Andreatta

 

Commenti

Est-ce qu’il fait toujours aussi chaud ici? Félicitations pour votre article, monsieur.

I nostri sono posti meravigliosi. Tutta la val di Comino è meravigliosa. Ma stentiamo a farla apprezzare.

Conosco il posto. La famiglia Pacitti ha fatto un gran lavoro in questi anni.

Mi prenoto per una grande abbuffata.

Sì, il caldo si fa sentire anche quassù. Non poteva essere altrimenti in questa torrida estate ma almeno la notte, rispetto a Latina dove vivo, la notte almeno si dorme. E poi questo incomparabile verde sparso da per tutto dà anche una tregua ai miei occhi affaticati.

Approfitterrò del ferragosto per tornare dalla mie parti. E camminare…

Are you a professional journalist? You write very well.

Complimenti, direttore

Complimenti per le note, ricche di spunti. Grazie.

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