3rd Mag, 2010

Picinisco. Sono un’anima errante, nuda…

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Picinisco

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Sono un’anima errante, nuda, in cerca di una veste. Quella che più mi copre la trovo in questo piccolo paese di 300 abitanti (1200 in tutto l’esteso comune montano) che si distende pigramente a 700 mt. di altezza su uno sperone roccioso parallelo all’andamento nord-sud della sottostante Valle di Comino. L’affaccio principale dalla balconata della piazzetta è verso il tramonto nelle più magnifiche espressioni mozzafiato mai viste. Specie nella sincerità della tramontana. Di giorno il verde, nei suoi infiniti volti, ti appare dovunque imperioso, prima ancora di diventare poi quello esaltante, protetto del Parco Nazionale dell’Abruzzo, Lazio e Molise. Del versante laziale Picinisco è considerata a buon diritto, per superficie inclusa nel perimetro, la capitale con altimetrie variabili tra i 200 e i 2200 metri di altezza. E oltre alle foreste, le dolomie candeggianti, un fiume, un torrente, un lago, una cascata verde. Innumerevoli occasioni di escursioni e di più comode passeggiate nella quiete di cui si abbeverano gli spiriti nobili di chi ami la natura e la consideri come compagna non trascurabile, se non essenziale, del suo scelto percorso di vita. Di questo incomparabile privilegio gode chiunque conservi dentro di sé una traccia, seppur minima, di poesia. E non importa che sogni. Atmosfera ideale per gli snervati, degna di essere conosciuta anche da altri. Poco dopo il mille un torrione e le mura di un castello cominciarono a vigilare sui molteplici passaggi di persone forestiere (commercianti, pellegrini diretti al santuario e monaci) ed eserciti verso l’Abruzzo e il Molise e viceversa attraverso il passo della Valle Romana. Ma prima e oltre i soldati erano i boscaioli e i pastori, devoti ad un’antica “madonna del latte”, i veri signori di queste balze e del loro villaggio. Persone ruvide ma di grande animo, religiosamente ben disposte all’ospitalità. Le esigenze migratorie da 140 anni in qua hanno portato fuori, in lontani paesi stranieri, molti piciniscani. I loro discendenti di quarta generazione ancora ritornano, felici di farlo, alle loro primitive radici durante l’estate quando le strade del paese si animano e le finestre delle case, adornate di fiori ora baciati dal bel clima, si aprono ancora una volta sul mondo che sembra degli altri e che, invece, continua a rimanere qui. © – Sergio Andreatta  (testo e foto). www.andreatta.it

 

 

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 www.andreatta.it

 

Commenti

Come al solito sai mettere nero su bianco sensazioni, su questo paese, che mi appartengono. Grazie

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