17th Set, 2010

Scuola, I soprusi della Lega

Scuola, I soprusi della Lega.

di  Sergio Andreatta

Ad Adro messi in discussione il rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, il rapporto tra l’Ente locale e la scuola e la neutralità politica della stessa scuola pubblica. Indirettamente si pone anche una riflessione sul ruolo della scuola pubblica nella prospettiva di un federalismo da implementare soltanto nel rispetto delle regole della Costituzione della Repubblica. E non oltre.

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Il comune di Adro (6000 abitanti in provincia di Brescia), o meglio il suo sindaco leghista Oscar Lancini, per la seconda volta in pochi mesi conquista la ribalta mediatica nazionale: la prima volta era stato con l’idea di far saltare il pranzo ai bambini i cui genitori non versavano il contributo per la mensa (magari perché sono disoccupati, privi di reddito e non potevano) e ora, pochi giorni fa, all’apertura dell’anno scolastico e in occasione dell’inaugurazione di un nuovo plesso, con la proposizione della stucchevole iconografia leghista  – il simbolo del ‘sole delle Alpi’ – stampigliata dovunque sui banchi, nelle aule, nei cestini dell’immondizia, sul tetto e, perfino, nei posacenere che lì – per legge dello stato – non dovrebbero proprio starci. Siamo all’interno di una scuola pubblica, ancorché comunale, del nuovo smagliante polo scolastico verde anche non casualmente intitolato a Gianfranco Miglio, l’ideologo della Lega Nord delle origini. Vabbè, si potrebbe anche dire, in una società contemporanea che rimuove i valori e i suoi vecchi simboli, in una scuola dalle cui pareti si vorrebbero rimuovere volentieri i crocefissi, è possibile pure che trovino spazio altri surrogati come l’esafoglia celtica molto simile ed equivocabile con la pentafoglia (fogliolina in più, fogliolina in meno in meno) della marijuana. Eh, no! No, miei cari. Nella vita non so ma nella scuola scuola c’è bisogno di filtri, non tutto è possibile ammettere, ci troviamo in uno spazio e in una dimensione intenzionalmente formativi. 

Le trovate del sindaco di Adro non risultano, per fortuna, condivise da tutti i cittadini del suo paese, come abbiamo potuto sentire in televisione, né da molti altri primi cittadini della sua stessa fede (è il caso di chiamarla così, visti i riti e i miti celtici dei seguaci di Bossi con tanto di ampolle battesimali contenenti l’acqua delle sorgenti del Po sul Monviso), e neppure dalla sua conterranea bresciana Mariastella Gelmini, che parla di “un certo folklore” e di un “certo estremismo, che ovviamente io come Ministro dell’Istruzione non condivido” e che “forse nemmeno tutto il partito della Lega può condividere” perché si tratta di “esasperazioni che non fanno bene neanche a quel movimento”. Ma di folklore, noi sappiamo, erano piene le parate nazi-fasciste e comuniste. Il folklore non giustifica e non attenua la gravità dei fatti. Peraltro il giorno dopo il ministro attenuava, senza però farla scomparire del tutto, la precedente critica aggrovigliandosi in un ragionamento che si appigliava ad interventi simili (in realtà storicamente inesistenti) compiuti in precedenza da giunte di sinistra.

Pare, inoltre, che  questo sindaco iperleghista non resti solo e sia pure confortato dal consenso, non so quanto meditato, di molti dei suoi concittadini ed elettori. Ho sentito le motivazioni del Lancini alla 7. Davvero improponibili, rigettabili. Grave e preoccupante che nessuno intervenga e anzi vi abbia indirizzato risorse finanziarie pubbliche (anche alla scuola della moglie di Bossi vocata ad una “pedagogia padana”  per 800.000 euro da parte del Ministero dell’Economia) nell’anno in cui si celebra  il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, che prendano piede iniziative che antepongono una sorta di localismo autoreferenziale  al senso di appartenenza ad una comune identità nazionale. La scuola sarà anche tecnicamente bella e funzionale, non si discute (non è questo!) ma ai valori universali (multiculturalità e accoglienza degli altri) e nazionali (unità, Costituzione) non si rinuncia. Siamo nel bresciano (il capoluogo denominato “leonessa d’Italia”) che ha contribuito con centinaia di volontari garibaldini all’impresa dei mille. Siamo anche, e soprattutto, all’interno di una scuola, che tale identità ha contribuito a fondare fin dalle origini dell’Italia come Stato unitario. Quella identità di coscienza che la politica becera, soprattutto nordista, dell’ultima generazione vorrebbe pericolosamente incrinare. © – Sergio Andreatta

P.S. del 19.09.2010 – Si prende volentieri atto che il ministro del MIUR M. Gelmini ha intimato ieri al sindaco, nel giorno di un corteo di protesta nel paese lombardo,  la rimozione di quelle fanìe e che  il ministro dell’interno Maroni ha oggi dichiarato al TG che si è esagerato, che si è andati oltre e che sarebbe bastata la sola intitolazione. Non ci resta, quindi, che attendere per vedere ora che cosa accade. Il sindaco toglierà i simboli “solo se me lo ordinerà Bossi!” come ha dichiarato?

II P.S. (28.09.2010) – “Qui comandiamo noi!”. Mi chiedo se si possa rispondere così, se lo possa un Consiglio comunale quello di Adro appositamente convocato, al messaggio del capo dello Stato Giorgio Napolitano che chiedeva, in appoggio alle considerazioni della lettera del ministro Gelmini al sindaco,  una atto di dismissione dei simboli di partito. Perchè tanta proterva arroganza? E non c’è un modo, mi chiedo, se non politico giuridico per fermarla?

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