25th Giu, 2012

Maremma, il bagno negato

Maremma maiala!”

“Maremma maiala!”  un modo vernacolare di dire contenente disappunto, sfogo amaro ma genuino, mai dispregio per una terra bellissima eppure un tempo matrigna per le condizioni esistenziali di molti, un detto ancora molto diffuso, anche in altre città della Toscana (come ad Arezzo), simpatico se lo avverti come tale, che usa  il popolino sia come esclamazione che come intercalare. Oggi poco più di una superstite, interessante curiosità lessicale residuo del passato.

Orbetello. Un 25 giugno, oggi, intorno alle 14 può capitare che una comitiva formata da due macchine con sei persone a bordo, tra cui due bambini, di ritorno da Genova e diretta a Latina decida di uscire per una breve sosta dalla S.S.n.1 Aurelia all’altezza di Orbetello. E può capitare, visto che è l’ora, che passando casualmente davanti ad una rosticceria – pizzeria (“E’ l’ora” di Albinia di Orbetello), decida di fermarsi.

Quasi più per curiosità, spinti dalla stanchezza e attratti dal nome, che per i morsi della fame e, comunque, ci sono le esigenze dei bambini da soddisfare. Sulla strada, quasi davanti alla pizzeria, è parcheggiata una gazzella della polizia e  questo di per sé ci sembra già una garanzia. Insomma un modo, più di altri, per sentirsi protetti in ogni circostanza. Il giovane papà entra nel locale e chiede cortesemente di poter usufruire del bagno. La prima inserviente, senza prestargli nessuna attenzione, risponde subito al potenziale cliente che il bagno non c’è. Lo nega, a rinforzo della tesi, anche la seconda intervenuta giuntale prontamente dietro come un eco. Entro  e chiedo anch’io con cortesia: “C’è un bagno?“, “No, non c’è!”, ”Ma come è possibile che non ci sia un bagno qui, siamo nel 2000 e questo è un locale pubblico!”. Osservo due poliziotti al tavolo interno  mangiare tranquillamente, anche loro sono degli uomini con le loro esigenze, il clima però si fa presto incandescente quando arriva, per terzo, il gestore del locale. “Desideraaa?!” mi fa bruscamente e con tono già quasi offensivo. “Noi vorremmo poter mangiare e anche poter andare al bagno”. “Qui non c’è bagno!” ribatte subito sgarbato. Mi sembra di aver chiesto la luna. “Questo è un locale pubblico – replico – e il bagno lo deve avere per forza!”. Un poliziotto sorride divertito. “Qui c’è solo asporto di pollo e pizza”, “Qui si mangia pure, come  vedo io. Ci sono dieci persone che mangiano sotto la veranda, altri sotto l’ombrellone e questi (i due poliziotti indifferenti cascasse-il-mondo e che non intervengono)” “Qui c’è solo un privato!” “Eppure ce ne dovrebbe essere anche uno per i clienti” insisto forse troppo. “E’ privatooo!” urla nelle orecchie negandone anche l’uso di emergenza. “Beh, se non c’è bagno pubblico c’è allora una evidente violazione di legge  (oltre il rifiuto nella messa a disposizione di un bambino) da segnalare alla ASL” .  Il tono già alto si arroventa all’improvviso e ora diventa un diverbio incandescente tra il dirigente di stato che non demorde e  insiste a reclamare per sé e per gli altri il buon diritto all’uso igienico, e il quanto-meno poco educato gestore del locale “E’ l’ora”. I due poliziotti assistono impassibili, indifferenti quasi non fossero neanche lì (ma i due tutori della legge in divisa e gazzella sono forse in pausa-pasto)  Ora il… padrone è di fronte all’impudente e ventilata (quanto improbabile) ipotesi di una segnalazione alla ASL e s’imbufalisce incontenibilmente, più di un buttero di palude cui sia sfuggita all’improvviso un’imprendibile mandria. Così, tra lo sconcertato silenzio generale degli avventori che continuano a testa bassa il loro personale ma produttivo dialogo col piatto e con l’imprevisto applauso partigiano (naturalmente senza ragione) da parte di una  signora che come un’ossessa comincia a sbraitare anche lei a rinforzo sporgendosi dal balcone che incombe sopra il tetto della gazzella (e fulmineamente mi viene da pensare cos’abbia a che fare costei), veniamo malamente spinti fuori (“ADDIOOOO!!!” decreta con un urlo feroce, tagliente oltre ogni appellabilità, il minaccioso butta-fuori, “Addio,… un corno!” Resta la questione se un locale del genere possa non avere il bagno e se un gestore si possa ritenere in diritto di negarlo).  Estromessi, buttati fuori, ma poco male, da quel buco come i più malcapitati degli avventori capitati per caso. Ci spostiamo allora di circa 2 kilometri, attraversiamo un ponte sopra la laguna e subito dopo una ben curata rotonda di piante grasse ci si preannuncia l’ospitale snack-bar che  ci aveva già accolto all’andata.  Sergio Andreatta

Segnalo questo episodio d’inciviltà, non da poco conto, alla Questura di Grosseto e al quotidiano Il Tirreno (Redazione di Grosseto), ma non per una qualche rivalsa personale (beninteso!), unicamente per un recupero di cortesia turistica (che depone sempre a favore della persona, della professione e del territorio) in un momento in cui sembra  esser diventato pure molto problematico e costoso potersi muovere. Un pizzico di buon senso e di educazione in più da parte di tutti, me compreso, non dovrebbe mai guastare, specie oggi, in quest’Italia piena di problemi e sempre meno accogliente e in cui non ci si prende più tanto cura, sembra, del benessere dell’ospite. Ma voglio mantenere alta la simpatia per questa terra, la Maremma, suggestiva e ammaliante, seppur ormai quasi perduta nelle sue originalità primitive per le aggressioni  e le specuzioni edilizie, senza contare la morsa dall’arrivismo ad ogni costo che sembra attanagliarla.  (In allegato una delle foto scattate subito dopo il fatto).

A volte accadono episodi inspiegabili, ci si sente vittime di maleducazione ed arroganza senza che ce ne sia motivo. A me è capitato in un bar di Roma: rimani per ore a ripensare all’accaduto, cercando una logica, ma spesso non c’é.
Forse sarebbe stato meglio segnalare il fattaccio ai due poliziotti della gazzella e, in caso di inadempienza da parte loro, sottolineare alla Questura il loro comportamento omissivo.
Gianluca Mattioli  Maremma bucaiola………

I Commenti sono chiusi.

Categorie