2nd Gen, 2013

Sergio Andreatta, EDUcare, difficile scommessa (II)

EDUcare

difficile scommessa

(II) – __www.andreatta.it__p=8647

 di Sergio Andreatta (642)

Link:

(I) https://www.andreatta.it/?p=8296

Senza la partecipazione della famiglia è possibile una buona educazione? Per esperienza e studio viene da rispondere che o la si apprende in casa o ben poco ci si possa aspettare dalla scuola cui, tra l’altro, è affidato principalmente il compito dell’istruzione. La funzione dei genitori è decisiva per una sana ed equilibrata crescita dei bambini, per un condizionamento (imprinting) positivo, per il loro successo formativo. Attraverso il loro modo di relazionarsi e di comportarsi il bambino apprende e poi replica, esplora ed entra nella realtà extrafamiliare, sviluppandosi. Viene, quindi, da pensare che non ci sia in assoluto migliore investimento di un buon clima familiare.

Da esperti parliamo di meccanismi di identificazione e di proiezione, di schemi assunti e che si ripropongono poi come linguaggio nel rapporto/dialogo con gli altri. Al contrario le crisi delle coppie e le problematiche interne si riversano sempre sulla parte più fragile della famiglia che sono i figli andando ad incidere negativamente, a pregiudicare un processo affettivo lineare, integrale e unitario del loro “io”. Ecco, allora, avverarsi una crescita a strappi, incerta e contraddittoria dell’intelligenza emotiva. Per questo stato di frustrazione potranno comparire di conseguenza  problemi di apprendimento a scuola e di relazione nel sociale. Solo, allora, a infanzia trascorsa e a giochi fatti, cioè dopo che si è perso tempo prezioso, ci si rende conto, e quasi all’improvviso, di quanto sia problematico, e talvolta perfino inefficace ri-educare. EDUcare, una difficile scommessa, appunto, che va giocata col giusto tempismo e senza rinvii… Indifferenti ai passanti un manipolo di tre ragazzi sui 13/14 anni infrange col lancio di sassi le vetrate del bar del Mercato settimanale di Latina. Un immobile comunale dove la devastazione e il degrado sono giunti ormai al più squallido livello. E’ un sabato sera, alcune adolescenti se le stanno dando di santa ragione e senza esclusione di colpi in Piazza San Marco per questioni di rivalità in amore e gelosia. Dalle parti dell’Immacolata un ragazzo, col volto travisato dal casco, scippa la borsetta ad un’anziana appena uscita dalla Messa della domenica mattina… Quanti, troppi, episodi così dovuti all’impotenza educativa di genitori sbagliati, più che di insegnanti sbagliati in cui gli studenti possano essersi pure imbattuti… E tuttavia, per la cattiva autocoscienza di alcuni, sembra quasi che ogni colpa di questo già ipotecato futuro, che neanche più si tenta ormai di contrastare o di esorcizzare, sia solo nella crisi della società, quasi a volersi sgravare di ogni senso di colpa. Persa ogni autorevolezza educativa, travolto ogni senso del limite… (1)  Sulla precarietà formativa delle famiglie, soprattutto di quelle “scoppiate“, si vorrebbe che incidessero così in maniera determinante i fattori esterni, cioè la crisi dei valori della società, la debolezza formativa delle scuole (o delle varie agenzie culturali) incapaci anche solo di contenere, in alcuni casi, gli episodi interni di insorgente bullismo. Ma i valori fondanti di una buona crescita vanno ricercati essenzialmente all’interno del nucleo familiare, di una famiglia che non si lasci condizionare dalle altalenanti mode o fuorviare da principi e condotte rigoriste, più che di costruttiva intelligenza, ed eccessive così nella tutela del figlio  (iperprotettività) come al suo opposto nel lasciarlo fare più nocivamente tutto ciò che egli vuole (lassismo). Le minacce al successo sarebbero, quindi, rappresentate dalla problematicità delle situazioni educative, dalla carenza e dalla deformazione di buoni e autorevoli esempi, dal precario rapporto d’amore tra padre e madre che non garantisce un clima familiare gratificante. Il bambino può accusare per questo un calo dell’autostima e la scuola che se ne accorgesse dovrebbe intervenire con dispositivi rassicuranti e accoglienti. Ma si registrano, a volte, atteggiamenti di così ostinata chiusura dei familiari (“Lei di che s’impiccia?” ti dicono) che, anche di fronte all’evidenza di un precipizio che si apre, si rende difficilissima a volte perfino la sola proposta di un ricorso ad esperti del Consultorio. Eppure ognuno di noi dovrebbe aver sviluppata in sè la capacità di rivolgersi ad altri, il coraggio di saper chiedere aiuto, o di suggerirlo cristianamente (2), di alzare il telefono e comporre magari il numero del Consultorio Diocesano “Crescere Insieme” (0773.6986004) o, nel rispetto delle diverse sensibilità culturali presenti in una comunità multiculturale e secolarizzata, di rivolgersi all’équipe di un qualsiasi altro buon Consultorio presente sul territorio.

(Sergio Andreatta, Per “La Voce di S. Chiara”, Latina, Gennaio 2013, © Riproduzione Riservata) (Pedagogia, 2)

Malattie, lutti familiari, frantumi affettivi per separazione o divorzio, disoccupazione, contrasti violenti, uso di droghe sembrano incrinare, in alcuni casi, la voglia stessa di vivere, svigorire l’aiuto che si deve pur sempre assicurare ad un minore in crescita nei suoi diversi aspetti della personalità. Ci sono genitori che, anche posti davanti all’evidenza dei problemi, non si fanno raggiungere da alcuna buona comunicazione, scartano con permalosità gli inviti di un parroco, di un insegnante, di un’amica, le offerte di aiuto di uno psicologo. Salvo poi dolersene per il naufragio in derive drammatiche. Ci sono, peraltro, intorno a noi anche tanti genitori, la maggioranza, che sentono forte il dovere d’impegnarsi e di spendersi quotidianamente per il miglior progetto di vita dei loro figli. Avevo promosso, qualche anno fa in Istituto, una “Scuola Genitori” con l’intento di rinforzarne l’autocoscienza, la funzione, la responsabilità. Intervenivano esperti in vari campi. Ma dopo tre anni di esperienza anche con due psicologhe scolastiche (3) (molto professionali e che pure si offrivano al counseling gratuito) siamo arrivati all’amara conclusione che chi frequentava i periodici incontri di formazione erano solo i genitori migliori e già più attenti ai processi. Quelli che non ne avrebbero avuto alcun bisogno. Gli altri, quelli per cui era stato strutturato il progetto di aiuto e facilitazione (“Scuola Genitori” e “Sportello psicologico”) e che ne avrebbero potuto trarre giovamento, si tenevano alla larga, indifferenti all’iniziativa oppure imbrigliati dal timore di un loro diretto coinvolgimento. Eppure bisognerebbe riuscire a spezzarla questa catena, uscire dalla spirale negativa, augurarsi e augurare qualcosa di diverso sul futuro dei nostri ragazzi. A incoraggiamento vorrei affidare a questi genitori ancora incerti sulla strada educativa da intraprendere le parole di una poesia navajo che mi è stata regalata per Natale (4) :”… Ti auguro tempo per toccare le stelle / e tempo per crescere, per maturare. / Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare…/”. © – Sergio Andreattapsicopedagogista

(1) (E’ possibile autovalutare le nostre capacità di genitori rispondendo alle domande di questo facile testquanto so resistere alla insistita richiesta d’acquisto di una griffe di moda o dell’ultimo gadget  tecnologico, oppure quanto so controllare l’abuso domestico di social network o vigilare sulla qualità delle amicizie esterne dei miei figli? Mi do ora un voto scolastico da 1 a 10 e posso così ricavare una prima valutazione sulle mie qualità educative).

(2) La CCI negli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 parla di

EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO

3) Insegnanti, psicologhe,  dott. sse Patrizia Testa e Maria Gloria Evangelisti animatrici del Progetto “Sportello psicologico” del IV Circolo didattico di Latina da me diretto (1992 – 2012), in qualità di dirigente scolastico, fino alla sua soppressione.

(4) Dalla dirigente scolastica del XII I.C. di Latina, B.go Faiti prof. Adele Vitale.

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