8th Dic, 2012

S. Maria del Popolo di Pietro Cacciotti

S. MARIA del POPOLO


 di Pietro Cacciotti

<pietrocacciotti@yahoo.it>

Tu Madre Nostra
Tu  Diario di noi nei secoli !
tante  persone,
tante mamme,
tanti uomini
hanno pianto con Te
Madonna delle lacrime !

In questa casa di Dio
hai aperto le braccia ai nostri avi,
le apri a noi,
il futuro è nel tuo cuore di Donna,
Madre di Dio e Madre nostra !

Hai raccolto le gioie dei poveri
nei secoli
Grazie !

Quanti bambini
Ti hanno offerto
Il fiore della loro innocenza!
Suore sante ti hanno custodito
Vestali del fuoco di Dio !

Il tuo quadro
Ha visto in preghiera
sacerdoti, sommi pontefici
mamme, vescovi!
Giovani che nel segreto del loro cuore
Ti hanno chiesto consiglio per la Vita:
sei il Diario della nostra Storia!

Digiunando
alla tua attenzione
ci proponiamo
Vergine Maria ,
la tua corona è segno del nostro Amore !

Quanti in ginocchio
Ti hanno pregato Donna del perdono !
Solo Tu puoi conoscere
I segreti  del cuore di Carpineto !
Vergine Maria
Sei il cielo sereno
Sulla nostra Carpineto !
Pietro prof. Cacciotti


In ginocchio dinnanzi al quadro votivo!

Carpineto Romano, Natale 2012

 

 

 

 

(In questo paese sui Monti Lepini, il 2 marzo 1810 dal conte Ludovico Pecci e dalla nobildonna Anna Prosperi Buzzi, nasceva Vincenzo Gioacchino, inseguito elevato al soglio pontificio (il 20 feb. 1878) col nome di Leone XIII. A lui, tra tanto altro, si deve l’enciclica, Rerum Novarum, pubblicata nel 1891 e considerata il testo fondativo della moderna dottrina sociale della Chiesa. Per la prima volta un pontefice romano affrontava il problema dei diritti e dei doveri del capitale e del lavoro, cercando una mediazione moderna per i tempi tra le posizioni di orientamento socialista e rivoluzionario e quelle proprie del liberismo economico di impronta capitalista).

Ricevo da Pietro Cacciotti di Carpineto Romano, prof. di matematica e fisica al liceo, questa preghiera, più che poesia, che pubblico volentieri in onore dell’ImmacolataAve Maria, piena di grazia, il Signore è con Te… – di cui oggi si celebra il dogma (Tota pulchra es Maria) proclamato, in un momento storico di incombente pericolo per il potere temporale del papato, da papa Pio IX nel 1854. Credere, non credere?… Ognuno è libero di esercitare, senza coercizioni, le sue facoltà spirituali, le sue libertà in tema di credenza e di professione religiosa, tra l’altro tutelate dagli artt. 3, 21 e 20 della Costituzione laica della Repubblica Italiana. Nell’universo del pensiero c’è, quindi, parimenti spazio per chi ortodossamente si attiene al dogma e per chi, invece, non crede ad una “religione del cielo vuoto” secondo cui tutti gli “assunti in cielo” non sarebbero altro che proiezioni personali e collettive o apoteosi, tributi di gloria (es. per il filosofo Empedocle di Agrigento (490-430 a. C.) di cui amici e discepoli testimoniarono che alla morte, essendo amato dagli dèi, fu assunto in cielo), archi di trionfo ed esaltazione già presenti in altre civiltà e culture… Ma alla mamma, sulla base dei sentimenti, si chiede e si dà sempre amore, fiducia e credibilità perché la mamma è… sempre la mamma (in ogni circostanza). O no?  Sergio Andreatta

Nel programma di una recente manifestazione
culturale pubblica che si è tenuta a Latina
sono stato invitato a declamare di Dante Alighieri
il seguente, sublime frammento del 
XXIII Canto del Paradiso:


Vergine Madre, figlia del tuo figlio, 
Umile ed alta più che creatura, 
Termine fisso d'eterno consiglio, 
Tu se' colei che l'umana natura 
Nobilitasti sì, che 'l suo Fattore 
Non disdegnò di farsi sua fattura. 
Nel ventre tuo si raccese l'amore 
Per lo cui caldo nell'eterna pace 
Così è germinato questo fiore. 
Qui se' a noi meridiana face 
Di caritade, e [giuso intra] 1  mortali
Se' di speranza fontana vivace. 
Donna, se' tanto grande, e tanto vali, 
Che qual vuol grazia, e a te non ricorre, 
Sua disianza vuol volar senz'ali. 
La tua benignità non pur soccorre 
A chi domanda, ma molte fiate 
Liberamente al dimandar precorre. 
In te misericordia, in te pietade, 
In te magnificenza, in te s'aduna 
Quantunque in creatura è di bontade.

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