23rd Set, 2012

Il ciclo iconografico di G.E.Andreatta collocato nell’Eremo di Frosolone

 

Il ciclo iconografico sulla vita di Sant’Egidio di Giorgia Eloisa Andreatta collocato nell’Eremo di Frosolone.

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Nel procedere verso la nostra meta spirituale continuiamo a salire su, per una strada provinciale non proprio comoda, verso il Colle dell’Orso. La nostra auto taglia lentamente la foresta di carpini, in un suo passaggio tanto densamente tappezzata di ciclamini, all’improvviso irradiati dal sole filtrante tra gli alti fusti grigi, da sorprendere chiunque. Qualche centinaio di metri dopo il crinale passiamo tra una radente rupe perpendicolare a sinistra e una piccola concavità circolare dai bei riflessi verdi intensi in cui si abbevera un cervo solitario e, sulla sponda opposta, il numeroso bestiame allo stato brado. Continuiamo a scendere lentamente quasi planando come le poiane fameliche che oggi  affettano il cielo con le loro traiettorie finché non ci si para davanti improvvisa una piccola e tormentata catena rocciosa, graffiata dagli amanti del free-climbing. Ora l’attenzione, anche del più frettoloso degli automobilisti di passaggio, è catturata dalla singolare sagoma della Morgia Quadra, un maestoso cubo la cui regolarità, nel suo perfetto ésprit de geometrie, ci pone insolute domande. Il paesaggio ha perso già da un pò gli alberi della faggeta e guadagnato prati disseminati di pietre e incorniciati in alto sulla sinistra dalle imponenti e curiose sculture di roccia delle morge, o pietre parlanti che hanno pure dato luogo ad un originale museo, su cui si avventurano decine di arrampicatori del fine-settimana e sull’argine destro dalle pale rotanti nel silenzio, proclamato dalla loro lontananza, di una grande centrale eolica. Asprezze naturali e modernità artificiali di questo paesaggio molisano del 2012. Una spazialità in fuga, con le sue dissolvenze metafisiche, ci spinge lo sguardo in avanti sulle decadenze di Frosolone e Campobasso e sulla cintura di cobalto del lontano Adriatico. Fascini antichi dell’ Alto Sannio che ci conquistano prima ancora

di fermarci al Romitorio di S. Egidio dove, ancora una volta fra le tante in questi ultimi anni, oggi siamo diretti. Ecco l’eremita francescano accoglierci con un sorriso che fora il cliché del suo lungo barbone bianco. Sulle corde di quella barba ieratica ho l’impressione, da che è arrivato quassù sul M. Gonfalone, si siano aggrappati tanti naufraghi sfuggiti alle più terribili procelle dell’esistenza. Il suo sguardo è misericordioso, la parola soccorrente e mai fuori posto, sarà per questo che è diventato presto l’amico dei pastori e dei contadini e il consigliere spirituale dei tanti che vengono a cercarlo da fuori. Ha il cuore leggero e la saggezza del sorriso Padre Luciano Proietti che abita questa struttura dall’8 settembre 1999 e ci fa entrare nel silenzio, ben custodito, del suo deserto. Più incantevole del solito l’aria di questo tardo mattino. Non ci sono pellegrini nei paraggi, oltre noi due, né viandanti occasionali né turisti solo curiosi, come capita più frequentemente nei mesi estivi di luglio e di agosto, quando alle radici ritornano numerosi anche gli emigranti. Dopo le prime piogge di fine estate i prati hanno ripreso il loro smalto verdeggiante e i fiori campestri, per lo più gialli e viola, son tornati a rifiorire puntualmente e a splendere per la festa del “somigliantissimo” S. Egidio Abate o “della cerva” che si celebra ogni primo di settembre. Qua e là piccole isolette di ciclamini occhieggiano spontanee…

… Un cancelletto di legno ci introduce nello stretto cortile d’ingresso al Santuario rustico. Si coglie subito l’amore per le piccole cose e impressiona la cura e l’ordine, quasi maniacale, con cui si mantengono. Quante magnifiche rose ci sorridono, rose tea, rose a fiori semplici e a fiori doppi, rose multiflore, rose bianche, porpora, gialle e violette, rose rosa e rose carnicine, rose dalle infinite sfumature, pieni di vivide bacche gli arbusti marginali delle rose canine che sembrano spuntare direttamente dai sassi e quanti profumi si spandono in mescolanze nell’aria! Entriamo nella piccola navata, unica aula della chiesa dell’Eremo, salvo due cappellette laterali anteriori con quella di sinistra dedicata alla natività con un presepe permanente. Sul fondo della navata domina centralmente l’altare in pietra del 1758, sovrastato da una nicchia in legno dorato che accoglie la piccola statua della Madonna dell’Incoronata, ritratta in apparizione ad un pastorello pure in un affresco sulla volta.  E’ a Foggia il santuario principale di riferimento* per questa venerazione popolare. Il culto può esser giunto fin quassù, sui tratturi della transumanza, portato dai pastori della Capitanata, nutrendosi della loro speranza di ritorno in famiglia. Ai lati della piccola Madonna si dispongono due nicchie, dentro una è collocata la statua di  S. Egidio, proclamato  patrono della città di Frosolone con  un decreto comunale del 1707, dentro l’altra quella di San Liborio. Il canto degli uccelli, come svegliato dall’annuncio dei primi freschi autunnali,

 

ravviva e riempie  animandola ogni spazialità della chiesa e sono le uniche preghiere udite. Da poche ore sulle pareti di questo Romitorio rifulge il “Ciclo iconografico sulla Vita di S. Egidio” opera pittorica dell’artista pontina Giorgia Eloisa Andreatta. Due tavole su cui è narrata nei particolari, quasi come in un film di dieci episodi e più di 50 personaggi,

 

l’agiografia del santo eremita-cenobita cui Padre Luciano Proietti ha dedicato un suo libro importante “Elogio della vita solitaria, Vita di Sant’Egidio” , Effatà Editrice, TO, illustrato dalla stessa artista di Latina. Dopo la conferenza sulla “Via pulchritudinis” , la

via della bellezza spirituale, che si è tenuta in Curia a Latina il 15 settembre e durante la quale l’opera è stata presentata, il ciclo iconografico è stato

 

consegnato il 22 settembre  a Padre Luciano, che l’aveva commissionato, e installato definitivamente sotto la sua attenta regia. Sulle due tavole rifulge l’ oro perenne che ha richiesto all’autrice una preparazione anche tecnica d’inaudita intensità. Scriveva, in proposito, il prete ortosso, grande artista e filosofo fucilato nel 1937 dai sovietici Pavel Florenskij (Le porte regali, Adelphi, 2008) che quest’oro “non è un semplice pigmento ma un ponte fra la terra e il cielo, un mezzo per raggiungere l’invisibile, una linea d’irradiazione, una via di salvezza e di elevazione che attraverso i sensi si coglie nella forma di una luce potentissima, totalmente priva com’è di ombre, sfumature, chiaroscuri, mezzitoni”. E l’icona “Ha un grande valore pedagogico e pastorale  –  aggiunge Luciano Proietti in presentazione del Ciclo iconografico e del libretto “L’eterno rivelato” di Giorgia Eloisa Andreatta che ne accompagna la lettura – perchè, è stato detto, che ciò che il Vangelo ci dice con la parola, l’icona ce lo annuncia con i colori e ce lo rende presente. Possiamo anche dire che l’arte dell’icona ci presenta una teologia per immagini permettendo il passaggio dal visibile all’Invisibile attraverso una didattica impregnata di spirituale bellezza. La nostra iconografa ha ben evidenziato, tra luci e colori contenuti teologici fondamentali della fede cristiana riguardanti la trinitaria, la cristologia, la sacramentaria, l’ecclesiologia, l’antropologia e l’angelogia. Attraverso l’arte intrisa di teologia Giorgia Eloisa Andreatta ha saputo presentarci quasi un compendio della storia della salvezza nonchè un piccolo Credo illustrato delle verità della nostra fede. L’icona generata in un clima di preghiera, di ascesi e di 

Padre Luciano Proietti, eremita di Sant'Egidio (09/2012)

silenzio, rappresenta realtà spirituali attraverso un linguaggio simbolico che sfugge all’uomo carnale…”. E queste icone sono  già da oggi poste alla fruizione e alla venerazione dei fedeli. Lo stesso Vescovo di Trivento è voluto salire al romitorio per rendersi conto di persona. Per facilitare la decodificazione dei numerosi simboli presenti nell’opera l’artista ha ritenuto opportuno redigere una piccola guida “Lo spirito rivelato” disponibile a richiesta presso lo stesso Eremo, insieme agli altri Quaderni di Sant’Egidio fin ora pubblicati**, ma anche a Latina presso lo studio dell’artista o  la Parrocchia di S. Chiara. © Sergio AndreattaRiproduzione riservata.

*   Il mio carissimo amico orionino, don Carlo Cesaretti di Grotte di Castro, ne è stato il rettore negli anni ’80.

** Per la stampa: Arti Grafiche La Regione srl, Ripalimosani (CB).

Link correlati (Eremo, Padre Luciano, Elogio vita solitaria, Ciclo iconografico, Gruppo Spes):

https://www.andreatta.it/?p=8112

https://www.andreatta.it/?p=8054

https://www.andreatta.it/?p=7911

https://www.andreatta.it/?p=7596

https://www.andreatta.it/?p=7566  

https://www.andreatta.it/?p=5061

https://www.andreatta.it/?p=4668

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https://www.andreatta.it/?p=2407

https://www.andreatta.it/?p=2367

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